Come promesso nell’ultimo articolo, cominciamo ora il lungo elenco delle patologie che vengono trattate con questa metodica terapeutica.

Vorrei però sottolineare quanto sia importante il rapporto empatico con il paziente, spiegando come si svolgerà la seduta passo dopo passo e rispondendo a tutte le sue giustificate domande e perplessità.

Ovviamente lo abbiamo già visitato, quindi sappiamo se ha oppure ha avuto attacchi epilettici ( la puntura dell’ago potrebbe scatenare una crisi e quindi si opterà per l’insufflazione rettale ), che farmaci sta assumendo, se è diabetico ed ha avuto episodi di ipoglicemia, verificare eventuali allergie ( per esempio al tipo di disinfettante abitualmente utilizzato ).

Tutto questo deve essere una routine normale, che farà sentire al paziente di essere considerato e “ curato “ nel modo migliore.

Abbiamo già detto precedentemente che il primo ciclo prevede una cadenza di due sedute a settimana per 5 o 6 settimane, poi seguite da richiami sempre più dilazionati nel tempo.

Possono esserci casi, valutati singolarmente, ove le sedute settimanali salgono a tre.

Differente invece l’approccio con le insufflazioni, che secondo alcuni protocolli ( pazienti oncologici ) possono essere quattro a settimana.

I richiami successivi sono logicamente da scegliere paziente per paziente, in base alla patologia che si sta trattando ed alla risposta individuale.

Una domanda che il paziente pone soventemente è: “ Quando sentirò i primi benefici? “.

Questo è estremamente variabile, alcuni dopo la seconda seduta già dicono di “ avvertire “ più energia o meno stanchezza, altri ( sempre in base alla gravità della patologia trattata ) avvertono il miglioramento verso la fine del primo ciclo o addirittura dopo averlo ultimato.

Il dialogo con il paziente è sempre fondamentale: se stiamo trattando una patologia articolare, ricordiamoci di precisare molto bene al paziente che la diminuzione o la scomparsa del dolore anche dopo solo un paio di sedute non lo deve convincere che tutto sia passato e può rifare le stesse attività come prima.

Lasciamo al corpo il doveroso tempo per guarire.

Non possiamo cominciare, nell’elencare le varie patologie trattate, che dalle disfunzioni articolari.

Moltissime persone conoscono infatti l’ozonoterapia infiltrativa solo per questo tipo di patologia, ignorando invece che esiste un vastissimo campo di applicazione.

Lo scopo degli articoli di questo blog è quello di farli conoscere uno ad uno.

Tutto il rachide ( colonna vertebrale ) può essere trattato quando si hanno problemi di:

Discopatie con o senza protrusione ( cioè se l’ernia è espulsa o meno ) unite a sindromi di tipo neurologico da compressione;

Scoliosi e cifosi dolorose;

Dolori del rachide post traumatici;

Dolori del rachide di tipo posturale ( si dovrà ovviamente istruire il paziente sulle posizioni viziate che sono alla base del suo dolore come ad esempio la postura davanti al computer );

Dolori causati dal restringimento ( stenosi in termine tecnico ) del canale vertebrale;

Trattamento del dolore nelle malformazioni congenite ( spondilolisi ) a cui può seguire uno scivolamento di una vertebra su un’altra con perdita dei normali rapporti anatomo-funzionali definito spondilolistesi. L’ozonoterapia non è l’unica terapia ma se ben praticata, in associazione con una rieducazione fisiochinesiterapica, può diminuire fortemente l’uso di farmaci antidolorifici e procrastinare nel tempo l’eventualità di un intervento chirurgico;

Dolori da aderenze post chirurgiche del rachide. L’ossigenazione dei tessuti è il punto di partenza fondamentale, a volte possibile unire anche i concentrati piastrinici ( PRP ) di cui parleremo in seguito;

Trattamento del dolore causato da crolli vertebrali ( le vertebre schiacciate conosciute da molti pazienti ) causato da osteoporosi o metastasi tumorali;

L’alterazione anatomica anche di una sola vertebra è alla base di un cambio strutturale di tutto il tratto del rachide, sia sottostante che sovrastante, per cui si avrà, lentamente ma inesorabilmente, una sofferenza delle strutture legamentose e muscolari che coinvolgono queste vertebre.

L’ozono iniettato ( non ci si limita alla singola vertebra! ) porterà ad una diminuzione del dolore, dell’edema da infiammazione cronica.

Anche in questo caso risparmiando al paziente l’assunzione o la forte diminuzione dell’assunzione di farmaci antinfiammatori.

Le infiltrazioni vengono eseguite sempre con siringhe monouso, di capienza differente in base alla zona da trattare, iniettando lentamente la miscela di O3-O2 per non provocare dolore.

Il paziente potrà avvertire fastidio e senso di gonfiore che durano pochi minuti.

Se si è prima del trattamento eseguito un test della funzionalità del tratto interessato e poi lo si esegue poco dopo il trattamento, in moltissimi casi il paziente avvertirà già un primo piacevole cambiamento…

Nulla di miracolistico, ovviamente, ma serve a far comprendere l’efficacia di questa tecnica.

Che nei casi di dolori rachidei, ripeto, va sempre supportata da un cambio delle posture viziate quando presenti.

Nel prossimo articolo parleremo di un altro campo di applicazione.