Igiene

Per avere una buona salute orale, ogni anno o meglio ogni sei mesi, a seconda delle esigenze, è consigliato sottoporsi ad una seduta di igiene orale professionale al fine di rimuovere la placca e soprattutto il tartaro, cause principali dell’insorgenza di carie e gengivite.

L’ablazione del tartaro o detartrasi consiste nella rimozione meccanica dei depositi di tartaro sui denti utilizzando uno strumento odontoiatrico a ultrasuoni che raschia la formazione di sporco dai denti. Su alcuni elementi si utilizzano anche particolari strumeni manuali chiamati curettes.
Per avere una buona salute orale, ogni anno o meglio ogni sei mesi, a seconda delle esigenze, il paziente dovrebbe sottoporsi ad una seduta di igiene orale professionale al fine di rimuovere la placca e soprattutto il tartaro, cause principali dell’insorgenza di carie e gengivite.

I nostri pazienti, compilando la cartella in occasione della prima visita, indicano se gradiscono essere richiamati per una visita gratuita di controllo che svolgiamo ogni sei mesi.
Nel corso di una seduta di igiene orale professionale, vengono analizzate le peculiarità  del paziente: viene esaminato lo stato delle mucose orali, si analizza il livello di igiene, e si verifica l’eventuale presenza di lesioni cariose o di elementi da sigillare preventivamente. Si controlla inoltre lo stato parodontale, motivando adeguatamente il paziente grazie anche all’utilizzo di una sostanza rivelatrice colorata che evidenzia l’accumulo di placca presente. A questo segue la rimozione professionale di placca e tartaro sopra e sottogengivale istruendo il paziente ad adottare tecniche di igiene orale domiciliare specifiche. Vengono rimosse  inoltre le pigmentazioni estrinseche ed infine si passa all’applicazione di fluoro o di altri prodotti che combattono l’ipersensibilità dentale.

Laddove lo si ritenga necessario, si invita il paziente a portare in studio il proprio spazzolino e viene fatta una lezione di igiene orale per meglio motivare la pratica quotidiana domiciliare

PASTA PER LA PROFILASSI PROFESSIONALE

La seduta di igiene orale professionale prevede, in una delle sue fasi, l’utilizzo di paste per profilassi per poter rimuovere le macchie e lucidare le superfici dentali.

Ferma restando l’importanza di una detartrasi periodica, ogni 6-12 mesi, è possibile rivolgersi al proprio dentista anche per sottoporsi ad un trattamento sbiancante di odontoiatria cosmetica professionale (bleaching). La tecnica maggiormente utilizzata si esegue direttamente nello studio dentistico e viene per questo definita “sbiancamento dei denti alla poltrona”. Questa procedura sfrutta l’azione di agenti sbiancanti chimici ad alta concentrazione, potenziati da specifiche lampade che ne favoriscono l’azione in profondità. Il mezzo sbiancante più diffuso è costituito da un gel a base di perossido di idrogeno al 35-38% c.a., che una volta esposto a particolari fonti luminose si attiva liberando ossigeno. Una volta liberato, questo gas penetra nella struttura del dente, innescando reazioni di ossido-riduzione che scompongono le molecole delle macchie in composti più piccoli, incolori e facilmente eliminabili.
L’intensità dello sbiancamento dipende dalla concentrazione del principio attivo e dal suo tempo di posa sui denti. In ogni caso, compatibilmente con l’esperienza del dentista, un intervento professionale garantisce il miglior risultato possibile, minimizzando effetti indesiderati come eccessiva sensibilità termica ed irritazione gengivale. Questi disturbi vengono prevenuti alla radice proteggendo le gengive, la lingua e le labbra con presidi utili anche per aumentare il confort della seduta (generalmente si impiegano mascherine personalizzate in silicone morbido). Leggere gengiviti tendono comunque a presentarsi al termine del trattamento, salvo poi regredire spontaneamente nelle 24-48 ore successive.

É l’applicazione topica (cioè localizzata) del fluoro: essa può essere professionale o domestica. Applicazione professionale del fluoro: l’applicazione topica di sali di fluoro è praticata, a livello professionale, dai dentisti da circa 40 anni e da ottimi risultati. Come si effettua: l’odontoiatra fa prima un’accurata pulizia dei denti. Poi utilizza, a scelta, due diverse tecniche. Prima tecnica: si introduce un gel al fluoro in un portaimpronta. Quindi il portaimpronta si imprime sui denti. Questo metodo dà il vantaggio di non far disperdere il fluoro impedendone anche la deglutizione.

Seconda tecnica: la ionoforesi. Con un’apparecchiatura gli ioni-fluoro sono irradiati sullo smalto sfruttando una differenza di potenziale elettrico.

Applicazione domestica: a casa possiamo lavarci i denti usando dentifrici al fluoro e, dopo, possiamo effettuare sciacqui con soluzioni di fluoruro di sodio.

Avvertenza: il periodo migliore per l’applicazione topica del fluoro è quello dai 6 ai 18 anni.

Quando consigliamo la fluoroprofilassi: In tutte le situazioni in cui per cause patologiche o iatrogene è necessario favorire il processo di remineralizzazione: nei bambini una volta l’anno a scopo profilattico e in particolare nei soggetti ad alto rischio di carie nelle donne in gravidanza per rinforzare lo smalto indebolito dai processi fisiologici in atto nel trattamento dei colletti scoperti per controllare l’ipersensibilità dentinale e per ridurre il rischio di carie cervicale dopo l’igiene orale professionale dopo lo sbiancamento dentale durante il trattamento ortodontico. 

Le superfici masticatorie (o superfici occlusali) dei molari sono caratterizzate da formazioni anatomiche chiamate solchi, aree primarie della formazione della lesione cariosa poiché favoriscono l’accumulo della placca batterica. Queste aree, quindi, sono fortemente esposte al rischio di carie anche quando viene attuata una corretta igiene orale.

La sigillatura dei solchi viene eseguita utilizzando una speciale resina bianco-trasparente a rilascio continuo di ioni fluoro, che viene fatta scorrere all’interno dei solchi occlusali, trattati a loro volta in precedenza con un acido per renderli porosi e far aderire quindi efficacemente il sigillante che indurisce grazie  all’utilizzo di lampade alogene e che, una volta applicato, impedisce alla placca batterica di penetrare all’interno dei solchi stessi.
Le sigillature sono fatte su denti posteriori, premolari e molari poichè questi sono i denti che di solito presentano solchi e fessure sulla superficie occlusale.  Sarà il medico a consigliare o meno le sigillature: alcuni denti formano solchi profondi e stretti che sarà necessario sigillare, altri invece formano solchi meno profondi che non sono esposti a un alto rischio di carie.
La sigillatura dei solchi è una pratica rapida e indolore. Viene eseguita senza richiedere anestesia e senza l’uso del trapano. Il bambino non sentirà alcuna differenza nella masticazione tra prima e dopo il trattamento.
Le sigillature normalmente durano molti anni, ma lo specialista dovrà controllarle periodicamente per accertarsi che siano sempre intatte e quindi efficaci, perchè possono usurarsi. Il dentista deve perciò sostituirne alcune o tutte per escludere che la carie possa iniziare a svilupparsi al di sotto di esse.
Le sigillature andrebbero applicate se necessario non appena i denti permanenti iniziano a erompere, cioè normalmente tra i sei e i sette anni. Gli altri denti possono essere sigillati a mano a mano che nascono, e questo può avvenire tra gli undici e i quattordici anni.

Anche se può sembrare assurdo ed anacronistico, ancor oggi moltissimi pazienti (  e  purtroppo anche qualche medico odontoiatra ) concepiscono l’igiene dentale come una semplice  pulizia con ultrasuoni da eseguirsi periodicamente…
L’evidenza scientifica che pone la correlazione tra malattia parodontale e malattie sistemiche è una realtà ampiamente convalidata da numerosi studi. Per citare un caso, i rilievi statistici pongono senza  dubbi un rapporto tra infarto acuto del miocardio e gravità della malattia parodontale”
(Geerts S, Legrand V, Rompen E:”Periodontal infection as potential risk factors for coronary heart diseases” Depart. of Dentistry and Cardiology Univer. of Liegi-Belgium 2004  – Cueto A, Mesa F, Bravo M, Ocana-Riola R: “Periodontitis as rik factorfor acute dial infarction. A case control study of Spanish adults” J. Periodontal Res. 2005 Feb; 40(1):36-42)

Malattie sistemiche e parodontopatia si devono obbligatoriamente considerare multifattoriali, dipendenti cioè da differenti fattori di rischio: tra le prime lo stile di vita che è supportato da dieta errata, scarsa od errata igiene orale ed il fumo che inizia dalla bocca il suo percorso di morte. A queste cause dobbiamo poi associarne un’altra, vale a dire la genetica che predispone o meno il nostro paziente a rapportarsi alla patologia in discussione. Ad esempio, la presenza oltre i valori di norma di una citochina denominata interleuchina 1 alfa nella saliva di pazienti affetti da malattia parodontale, ci allerta sul rischio che il soggetto corre non mantenendo il corretto tenore di vita a cui prima accennavo. In tali pazienti,infatti, i mediatori chimici dell’infiammazione come l’interleuchina producono una risposta infiammatoria locale talmente aumentata da causare danni a volte irreversibili.

E’ oggi possibile eseguire due test che ci sono di grande ausilio nella prevenzione e nella cura della malattia parodontale:
un test microbiologico che ci fornisce una quali/quantificazione della
popolazione batterica permettendo una   terapia antibiotica mirata. Sarà possibile  reperire con maggior frequenza:
miceti (Candida )
virus (HSV, HBV, EBV, Coxackie)
batteri (TBC, sovra infezioni stafilococciche, Streptococco mutans e il Lattobacillo acidofilo)
un test genetico che attraverso un piccolo campione di saliva ci dà una quantificazione della presenza della già citata interleuchina

Parodontite in fumatore

Ricordiamo che  il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, in merito alla
prevenzione delle patologie delle mucose orali cita testualmente: “ In caso di pazienti affetti da malattie sistemiche che comportino un coinvolgimento diretto delle mucose orali o conseguente a terapia della patologia primaria, si raccomanda un adeguato controllo dietetico/farmacologico “.

Ecco perché una seduta di igiene condotta in modo “ medico “ si conclude a volte, con molta sorpresa iniziale del paziente, con una prescrizione di esami che apparentemente nulla hanno a che vedere con l’odontoiatria.
Dando quindi per scontato che l’igiene orale sia l’incipit con cui dovremmo partire per giungere ad un corretto stile di vita, ecco spiegato perchè la capacità di comunicare con il paziente diviene basilare. Una semplice domanda come: “ Con che cosa fa colazione al mattino ? ” può essere il punto di partenza di un rapporto molto più costruttivo ed utile per il paziente che si presenta per la prima volta nel nostro studio. Nella mia esperienza ho notato che la maggior parte dei pazienti si aspetta moltissimo dal punto di vista della prevenzione, ma che dà solo a quest’ultima una valenza puramente odontoiatrica ( il tipo di spazzolino, le setole, il filo interdentale cerato o no, l’idropulsore ecc ecc ) mentre pochissimi si aspettano di sentirsi consigliare una dieta che abbassi l’acidità corporea oppure sia tesa a ridurre la quantità di radicali liberi… La prevenzione vera inizia così.

In conclusione vorrei sottolineare che la salute di tutto il cavo orale, limitandosi qui al solo aspetto odontoiatrico, dipende dallo stato parodontale e ne è fortemente influenzata. Un’otturazione perfetta, una corona in ceramica esteticamente ineccepibile o un trattamento canalare fatti su denti con una parodontopatia non curata sono destinati invariabilmente al fallimento: l’estrazione.

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