Ortodonzia

Chi si rivolge alll’ortodonzista lo fa soprattutto per due motivi: uno estetico e l’altro preprotesico cioè per raddrizzare i denti in previsione di una protesi fissa futura.

Ovviamente l’ortodonzista non lavora solo nel “raddrizzare denti storti”, ma esercita prima di tutto una grande quantità di lavoro diagnostico, preventivo e predittivo dei disturbi legati alla crescita.

Il significato letterale del termine Ortodonzia è “denti dritti”, il paziente che si rivolge alll’ortodonzista lo fa soprattutto per due motivi: uno estetico e l’altro preprotesico cioè per raddrizzare i denti in previsione di una protesi fissa futura.Ovviamente l’ortodonzista non lavora solo nel “raddrizzare denti storti”, ma esercita prima di tutto una grande quantità di lavoro diagnostico, preventivo e predittivo dei disturbi legati alla crescita.
Situazioni che comportano alterazioni sia masticatorie ( o gnatologiche ) che estetiche. L’ortodonzista autentico si identifica in ambedue le branche e non si limita al mero aspetto estetico, ponendosi la domanda della provenienza delle malocclusioni. Esiste una possibilità di prevenzione? In cosa si differenzia un trattamento ortodontico rivolto al bambino nei confronti di quello di un adulto?

Quale obiettivo ultimo si prefigge un trattamento ortodontico?

– il contatto armonico tra le due arcate che dia come risultato un rapporto masticatorio funzionalmente valido
– un aspetto estetico soddisfacente
– assenza di deviazioni mandibolari durante l’apertura o la chiusura della bocca
– normo funzionalità dei gruppi muscolari legati alla masticazione sia in fase di riposo che di funzione
– normalità dell’articolazione temporo mandibolare ( ATM ) con movimenti pari e simmetrici dei condili, funzione legata alla mancanza di tensione di tutti i gruppi muscolari impegnati nella masticazione

Differenze specifiche dell’ortodonzia pediatrica e dell’età adulta
L’adulto richiede la prestazione ortodontica per due/tre motivi:
– Estetica
– patologie funzionali causate dal non corretto allineamento dentale
– patologie dell’ATM ( la cefalea in primis )

Nell’adulto però va presa in seria considerazione anche  la problematica correlata al fatto che il mancato allineamento fisiologico dei denti sia dovuto anche a cause scheletriche, per cui il semplice riallineamento degli elementi dentali non è condizione bastante al raggiungimento del target prefisso. Per questo motivo alcune volta va associato il trattamento combinato chirurgico/ortodontico, laddove l’ortodonzista si occupa della fase di  riallineamento che è la premessa alla chirurgia ortognatica dove il maxillo facciale opera sul vizio scheletrico. Non sempre l’adulto finisce dal maxxillo facciale, anzi è una percentuale minima, ma è un’ipotesi che onestamente il medico deve saper proporre al paziente.

Nell’infanzia invece abbiamo l’arma della ortodonzia preventiva e dell’ortodonzia intercettava che ci sono di grandissima utilità nella prevenzione di errori di crescita che porterebbero poi nell’adulto a conseguenze ben più gravi.
Nell’infanzia si agisce sulla corretta crescita delle mandibole e delle mascelle tramite differenti apparecchi all’uopo concepiti. Nel bambino moltissime volte è fattibile la correzione non chirurgica di disequilibri scheletrici che in seguito, lasciati a sé stessi, porterebbero a gravi disfunzioni funzionali oltre che naturalmente estetiche.

Peculiarità caratteristiche del trattamento ortodontico
Quanto tempo durerà dottore? E’ la domanda più frequente che ci viene posta e la cui risposta dipende da numerosi fattori e non tutti di facile prevedibilità: una crescita sfavorevole sia dell’osso che dei denti rispetto a ciò che avevamo previsto o sperato oppure la collaborazione del paziente non sempre attento alle prescrizioni fattegli. In base alle condizioni di salute locale e generale, non si pongono limiti per l’età del paziente: l’inizio del trattamento dipende dalla diagnosi che quanto più è precoce meglio è…Una terapia ortodontica classicamente viene iniziata verso la fine della dentatura mista ( tra i 10 ed i 12 anni ). Nel caso delle terze classi ( malocclusione di natura ossea ) si può anzi si deve iniziare molto prima per modificare strutture ossee difficilmente  trattabili in età maggiore. Questi casi devono essere controllasti con regolare cadenza poiché la crescita invariabilmente porterà a riprodurre lo schema iniziale e quindi a riportare la malocclusione, le cui cause sono l’alterata respirazione orale, i difetti di deglutizione che possono giovarsi anche di fisiochinesi terapia specifica.

Mantenimento dei risultati

Per solito al termine della terapia ortodontica si dedica un certo tempo alla contenzione attraverso l’uso di apparecchi più semplici e di uso più limitato nel tempo, che hanno la funzione di stabilizzare i denti nella nuova posizione raggiunta evitando così il pericolo, sempre presente, di recidive. Un caso classico è rappresentato dal gruppo degli incisivi inferiori che, malgrado siano stati estratti i denti molari del giudizio, tendono in modo a volte perenne ad affollarsi nuovamente. Un casi simili l’apparecchio di contenzione sarà fisso, non visibile e verrà mantenuto per lungo tempo.
In pratica, cos’è un apparecchio ortodontico?
E’ in pratica il nostro mezzo per ottenere ciò che abbiamo elaborato per raggiungere il nostro scopo terapeutico, terapia  che abbiamo prima vagliato con diagnosi strumentali, obbiettive e radiografiche.
L’apparecchio ortodontico compie uno spostamento oppure una modifica morfologica, sia che si tratti di ossa che di denti. Ma tutto questo, è importante sottolinearlo, dev’essere preceduto da una diagnosi e da un corretto piano di lavoro che ci porti ad un preciso obiettivo da raggiungere.
Fondamentalmente gli apparecchi si dividono in mobili detti anche removibili  e fissi: i primi vengono assemblati, sulle impronte prese al paziente, da un laboratorio ortodontotecnico che segue le indicazioni date dall’ortodonzista.
Quelli fissi vengono invece vengono assemblati parte in laboratorio e parte direttamente in bocca al paziente, fissando ai denti placchette, fili e quant’altro in grado di esercitare una forza atta a produrre uno spostamento.
La scelta dell’apparecchio è in funzione di ciò che si vuole ottenere, ecco perché nel bambino è più facile vedere apparecchi mobili ( le ossa sono in crescita e i denti si spostano di più ) e nell’adulto apparecchi fissi.
Per concludere questa breve presentazione, il termine originario di ortodonzia non è più quello di “ tecnica atta a raddrizzare i denti storti “ perché in effetti abbraccia branche molto più ampie ed importanti del semplice dentino storto. Basti pensare all’interferenza che si può creare sulla crescita corretta dell’osso per usare più appropriatamente il termine di ortognatodonzia.
L’importanza del rapporto medico paziente è anche qui importantissima, il controllo dell’igiene dentale diventa ancor più importante ed il medico deve creare i presupposti per una corretta motivazione del paziente che è il presupposto del successo che ambedue si aspettano…

L’odontoiatra anche non specialista ha importanti responsabilità nell’intercettare problemi ortodontici che se riconosciuti e affrontati precocemente sono più facilmente risolvibili.
Molte volte, l’apparecchio “giusto” è la cultura dell’operatore perchè solo grazie ad essa è possibile una corretta diagnosi cui segue una adeguata terapia.
L’osservazione clinica unitamente a quella radiologica sono fondamentali nel bambino allo scopo di garantire trattamenti adeguati ed evitarne altri non corretti o addirittura nocivi.
Non si dimentichi poi che si opera su pazienti in crescita pertanto questo  aspetto con le inevitabili implicazioni cliniche  e terapeutiche  non può essere ignorato.
Intervenire quindi seriamente con risultati spesso garantiti da mezzi e interventi semplici ma rispettosi dell’evidenza scientifica.

Apparecchi mobili

permettono movimenti limitati dei denti, generati da viti, molle e archi, ma permettono un riequilibrio armonico del terzo inferiore del volto dal punto di vista funzionale ed estetico, in quanto ottengono non solo un effetto ortodontico, cioè legato al movimento dei denti, ma anche ortopedico, in quanto correggono e guidano la crescita delle basi ossee.
Gli apparecchi mobili sono principalmente utilizzati in ortodonzia intercettiva per modificare abitudini errate e comportamenti scorretti (ad esempio il succhiamento del dito) durante l’età evolutiva.
Gli apparecchi mobili funzionali e ortopedici, influiscono positivamente sulle crescita e sullo sviluppo delle arcate e dei mascellari, agendo sia sulla componente ossea che quella muscolare, cosa che l’apparecchio fisso non può fare. Hanno un costo generalmente inferiore rispetto agli apparecchi fissi, vengono preparati direttamente in laboratorio, e, al contrario di quelli fissi, non richiedono una particolare attrezzatura per essere regolati, esigendo invece una conoscenza più approfondita dell’apparato stomatognatico. Un grande vantaggio è che non creano difficoltà nell’igiene orale, poiché quando si mangia debbono essere tolti.
Da qualche anno vengono utilizzati altri apparecchi mobili trasparenti chiamati allineatori o più genericamente mascherine. Uno dei marchi più importanti di apparecchi di questo tipo è lo statunitense Invisalign; da fine 2007 si è aggiunta anche l’inglese Clearstep. Vengono fabbricati per qualsiasi tipo di arcata dentale ed essendo trasparenti non alterano in maniera importante l’estetica del sorriso durante il trattamento. Si tratta di mascherine abbastanza leggere, temporanee, cambiate mediamente ogni 2-4 settimane durante la cura (sono studiate al computer tramite un programma software che, sulla base di una scansione dei impronte delle arcate del paziente, produce 8-16 diversi allineatori progressivi, da applicare nell’arco di uno-due anni), che progressivamente consentono di far ritrovare ai denti la giusta posizione. Con questi tipi di apparecchi possono esser trattati solo disallineamenti di entità medio/lieve.

Apparecchi ortodontici fissi

Vengono usati per curare i disallineamenti, in quanto riescono a spostare i denti nella direzione voluta dall’ortodonzia. Vengono spesso usati nell’ultima fase ofinishing. Complicano però l’igiene orale, perché sono formati da vari fili in materiale metallico, elastici, attacchi (bracket), tubi o bande sui molari, che aumentano la difficoltà a rimuovere correttamente dai denti la placca batterica e rendono problematico l’uso del filo interdentale. Spesso è consigliato l’uso di altri strumenti quale l’idropulsore, grazie a cui, spruzzando sottili getti d’acqua fra i denti, si riesce a togliere buona parte dei residui di cibo. Quando si ha l’apparecchio bisognerebbe cercare di evitare cibi come gomme americane, caramelle dure o appiccicose, cibi gommosi o impegnativi da masticare.
L’apparecchio fisso è costituito da placchette (dette anche piastrine, piastrelle o bracket) che tengono fermo il filo (o arco) ortodontico, metallico, il mezzo principale nel raddrizzamento dei denti. Oggi esistono, per ragioni estetiche, bracket in ceramica o in composito che si avvicinano al colore naturale dei denti. Sui molari normalmente i bracket non vengono applicati direttamente sullo smalto dei denti, ma ad appositi anelli metallici (detti bande) che abbracciano la corona dentaria. In alcuni casi l’effetto ortodontico non si può ottenere solo con l’uso dell’arco ortodontico, ma è necessaria l’applicazione di appositi elastici che servono ad ottenere lo spostamento degli elementi dentari. Altra componente dell’apparecchio sono i ganci, situati presso le placchette dei canini, dei premolari e dei molari, sui quali si agganciano gli elastici. Il filo è tenuto in sede nei bracket da legature metalliche o elastiche, che ne permettono più o meno lo scorrimento a seconda della tecnica ortodontica utilizzata. Esiste infine un tipo di bracket, detto autolegante o di bassa frizione, nel quale non si usano legature poiché è studiato appositamente per incastrare l’arco e trattenerlo in sede con una sorta di apposito sportellino.

MALOCCLUSIONE

Malocclusione vuol dire “chiusura errata”. Si devono comprendere le motivazioni  per cui si manifesta, e le conseguenze che ne derivano, e questo ci fa capire di doverla curare già nella prima infanzia e non a permuta dentale avvenuta ( cioè attorno ai 10-12 anni )

CAUSE DI MALOCCLUSIONE

GENETICHE

abbiamo nella stessa famiglia uno o più portatori della medesima malformazione

FUNZIONALI

  • se il bimbo respira con la bocca e non con il naso
  • suzione prolungata del succhiotto, dito, labbro, corpi estranei
  • deglutizione atipica “ infantile”

ESTRAZIONI PRECOCI DEI DENTI DA LATTE

I denti permanenti erompono seguendo il canale eruttivo dei denti da latte. Se quest’ultimi vengono estratti precocemente, si corre il rischio di ridurre il perimetro dell’arcata con conseguente mal posizione dei denti

RICONOSCERE UNA MALOCCLUSIONE

Se i denti sono accavallati abbiamo i cosidetto affollamento
Se il bambino tiene abitualmente la bocca aperta perché non riesce, o con difficoltà, ad avvicinare le labbra tra loro: morso aperto i denti anteriori non combaciano

Se il vostro bambino quando sorride scopre troppo la gengiva: sorriso gengivale: il piano occlusale non è corretto

Se il vostro bambino ha denti superiori troppo sporgenti ( a causa del succhiamento del ciuccio, dito ecc ) se il labbro inferiore è arretrato, se parlando/deglutendo la lingua è in mezzo ai denti o il mento è contratto: morso in avanti

Se quando il vostro bambino sorride a denti stretti e non riuscite a vedere i suoi denti inferiori: morso coperto

Se quando il vostro bambino sorride gli incisivi inferiori sporgono più in avanti degli incisivi
superiori, se visto di profilo il mento è troppo sporgente/ in avanti: morso inverso

CURARE LE MALOCCLUSIONI

Se il bambino viene intercettato in età precoce 4-5-6 anni la terapia ortodontica elettiva è chiamata intercettiva mio funzionale

Con dispositivi semplici, in tempi brevi, con più confort delle terapie fisse per i piccoli pazienti, si risolvono le malocclusioni, migliorano le disfunzioni quale : respiratoria , deglutitoria , fonatoria, si riequilibra l’assetto posturale.