Pensare ad una rimozione d’amalgama come un semplice ed unico intervento odontoiatrico è estremamente riduttivo, oltre che incompleto come gesto terapeutico.
Ecco perché la terapia chelante è un vero e proprio atto medico, con tutte le sue difficoltà e problematiche.
Chelare significa detossificare, motivo per cui il discorso alimentare è così fortemente legato ad un processo di ritorno al benessere.
Ma di alimentazione se ne parla in un’altra parte del sito.
Qui toccheremo solo la tematica della terapia chelante.
La eseguo dal 1996, essendone stato io il primo a beneficiarne molti anni fa.
Cominciai ad accusare una debolezza sempre maggiore, qualche sporadico episodio di vertigine, un brusco peggioramento della qualità del sonno unito a sbalzi d’umore sempre più frequenti e non motivati.
Le fascicolazioni ( piccole scosse muscolari ) migravano per il mio corpo, non fastidiose ma inquietanti per il loro stesso apparire.
Un’infinita serie di accertamenti, elettromiografie, potenziali evocati, esami ematici e delle urine, radiografie e TAC sino al arrivare ad dubbio diagnostico di una non meglio precisata malattia demielinizzante.
Ma un giorno un neurologo dotato di grande occhio clinico, tra una visita e un ulteriore accertamento strumentale, mi disse: “ Adesso che ci penso tu fai il dentista quindi potresti avere un’intossicazione cronica da mercurio!”.
Per me fu un colpo durissimo, fermamente ( e scioccamente ) convinto com’ero che l’amalgama fosse il più sicuro ed affidabile dei materiali dentali. Mi prescrisse un dosaggio del mercurio urinario ed io telefonai al prof. Castano, direttore dell’Istituto di Igiene dell’Università di Novara, che fu mio docente di chimica.
Mi accolse nel suo studio con molta umanità e mi rassicurò che avrebbe eseguito personalmente il test e mi telefonò lui stesso il giorno successivo comunicandomi l’esito che ricordo ancora oggi: 4,97 μg nelle 24 ore.
La mia domanda scontata ed immediata fu: “ Qual è il valore minimo accettato?” e la risposta che ricevetti fu un capolavoro di Arte Medica e fu uno degli incipit del cambiamento radicale del mio percorso di uomo e di Medico: “ Non te lo so dire quale sia il valore, ma partendo dal fatto inoppugnabile che il mercurio è il peggior metallo tossico, esclusi quelli radioattivi, allora il valore dovrebbe essere zero”.
Cominciai una serie di peregrinazioni da un collega all’altro, cadendo molte volte nelle grinfie di autentici businnesman travestiti da medici, autentici avvoltoi della sventura altrui.
A loro va il mio sincero ringraziamento perché mi hanno fatto provare quello che molte volte ci sentiamo raccontare da pazienti raggirati e non in grado di difendersi, ma che non possiamo capire sino in fondo.
Fu un calvario di quasi un anno, passato da mille pozioni omeopatiche a terapie che ora mi fanno sorridere.
Ma quando sei debole ed hai bisogno, il tuo spicchio di realtà cambia gradazione sino a farti distorcere anche quello che prima ti sembrava inoppugnabile.
La salvezza, si, la chiamo salvezza, venne con l’EDTA ed una quaraantina circa di flebo.
Ogni giovedì mi facevo il test per la ricerca dei metalli pesanti ( mi ero attrezzato e lo facevo anche ai miei pazienti ) ma per più di dieci o dodici settimane non vidi nulla.
Avevo paura.
Paura che fosse un’altra delle infinite delusioni che mi avevano scottato sino a quel momento ed avevano tradito ogni mia aspettativa.
Per qualche giorno ebbi un discreto rialzo febbrile e fui preso da un’inappetenza totale.
Ricordo che bevevo litri di acqua e non sfioravo cibo, ma quando giunse mercoledì sera ( il giorno fissato per la consueta flebo ) la volli fare ugualmente perché non mi volevo arrendere.
Al mattino successivo per la prima volta vidi la mia urina che presentava tracce marcate di mercurio.
Da quel momento in poi fu un crescendo continuo sino alla diciannovesima o ventesima flebo, poi la quantità di mercurio diminuì settimana dopo settimana sino a scomparire.
Che importanza aveva avuto quel digiuno “ forzato” o era solo una casualità e basta?
Mi ricordai che anni prima avevo casualmente letto parti di un libro “ Salvate il vostro corpo “, scritto da una tale dottoressa Kousmine, che con odiosa presupponenza ( tipica degli ignoranti ) avevo giudicato poco più di una visionaria.
Ma allora la mia dieta era composta da 14 pasti settimanali di carne rossa, rarissimi carboidrati e zero fibre se non una o due insalate di stagione ( un’insalata a luglio ed una ad agosto…).
Ritornai in quella libreria per comprarlo e leggere in modo più umile tutto ciò che si poteva sapere sul digiuno ( vedi sezione dedicata all’alimentazione ) e sul cibo.
Due anni dopo conobbi Sergio Chiesa che aveva fondato un’Associazione chiamata “ CiboèSalute “ e da allora il Metodo Kousmine non mi ha più abbandonato.
Dopo più di ventimila flebo prescritte a pazienti provenienti da ogni parte d’Italia credo di poter affermare con certezza che la terapia chelante funziona veramente; ma non è una panacea, non è una bacchetta magica, non è lo scoop giornalistico del giorno.
E’ umilmente uno dei tanti muli che utilizziamo per trainarci fuori dal pantano della malattia o del non benessere.
Cominciamo con una definizione di chelazione:
è una reazione chimica in cui solitamente un atomo metallico viene legato da un reagente detto chelante tramite più di un legame covalente dativo, è un particolare tipo di legame chimico covalente in cui una coppia di elettroni viene messa a disposizione direttamente da un atomo, mentre l’altro atomo che contrae il legame non utilizza elettroni propri in compartecipazione bensì contrae il legame sfruttando la stessa coppia “donata” dall’altro atomo. La struttura del composto risultante costituisce un particolare complesso molto stabile che vede l’atomo centrale essere circondato a tenaglia dal chelante, come se fosse stretto tra le chele di un granchio da cui deriva il termine chelazione. Il chelante può anche essere definito legante polidentato (ad esempio: bidentato, tridentato, ecc.).
In biologia, tramite la chelazione l’emoglobina lega il ferro e la clorofilla lega il magnesio. In chimica la chelazione viene sfruttata per effettuare titolazioni complessometriche, per favorire la solubilizzazione o per alcune applicazioni tecnologiche atte a prevenire l’effetto di acque incrostanti. In terapia medica la chelazione viene sfruttata nella terapia chelante per il trattamento di alcune intossicazioni dovute all’accumulo di metalli tossici nell’organismo: una volta chelato, il metallo perde le sue caratteristiche (e quindi nel caso perde la tossicità) per poi venire eliminato legato assieme al chelante. Non tutti i metalli devono essere forzatamente definiti tossici. Il ferro, lo zinco, il cromo, il selenio ed il rame sono indispensabili, in bassissime concentrazioni, per la fisiologica funzionalità metabolica.
I metalli tossici che più ci interessano dal punto di vista medico sono: piombo, mercurio, alluminio, cadmio, arsenico; sono infatti in grado di espletare effetto tossicologicamente rilevante sull’organismo anche a basse/bassissime concentrazioni ed attualmente dobbiamo, vista la loro diffusione capillare, considerarli tra le sostanze più rischiose per la salute.
Come si esegue:
Si effettua una perfusione venosa lenta di EDTA da 1 a 3 volte la settimana e con dosaggi variabili in rapporto al tipo di patologia e della normalità o meno della funzionalità renale, in considerazione del fatto che il chelato (edta stesso + il metallo legato all’edta) viene escreto per il 95-98% attraverso il rene. Il miglioramento dei disturbi inizia dopo 3-5 perfusioni; si concreta durante il ciclo di cura 20-30 perfusioni ( ma i volori di ogni singolo individuo sono personali ) ed è massimo dopo 3-6 mesi dalla fine della cura. L’EDTA è un aminoacido di sintesi, complessante dei metalli, che per fuso endovena esplica la sua azione terapeutica chelando con attività decrescente i seguenti metalli:
-cromo
– ione ferrico
– mercurio
– rame
– piombo
– zinco
– alluminio
– ione ferroso
– manganese
– calcio e magnesio
La seduta, soprattutto in pazienti a rischio, viene seguita monitorando valori pressori, battito ed elettrocardiogramma. Meglio eccedere in sicurezza che trascurare. Ogni cinque flebo si esegue ( preferibilmente sempre nello stesso laboratorio ) la ricerca dei metalli pesanti nell’urina delle 24 ore per poter stabilire poi un grafico dell’escrezione dei metalli pesanti ( vedi grafico ).
Indicazioni:
– Come mezzo diagnostico per rilevare la presenza di metalli pesanti ( si esegue una flebo e si misura nella urina emessa successivamente la presenza di uno o più metalli )
– Avvelenamento acuto da metalli pesanti;
– Patologie cardiovascolari ( molto praticato negli USA ) e metaboliche quali: cardiopatie, angina pectoris, ipertensione arteriosa, diabete, infarto del miocardio, ictus, collagenopatie, stress ossidativo con valori superiori alle 350/400 U Carr.
Controindicazioni:
– Nefropatie acute e croniche ( nelle croniche si deve valutare ogni singolo caso )
– Epatopatie
– Gravidanza
Effetti Collaterali:
– Ipoglicemia
– Ipotensione
– Tetania da ipocalcemia durante la infusione se questa viene praticata troppo velocemente
Come già detto antecedentemente, la sola chelazione non dev’essere considerata il rimedio magico e diffido sempre da chi si propone come il “ Deus ex machina “ della situazione…l’esperienza insegna… Il paziente viene informato sui vantaggi che il Metodo Kousmine può contribuire a rendere più evidenti e duraturi nel tempo. Un pilastro basilare come il controllo dell’acidità trova una ottima motivazione anche nella chelazione dei metalli. E’ buona norma eseguire uno screening del potenziale antiossidante del paziente prima di iniziare un ciclo di flebo anche se molte volte si incontrano delle resistenze in questo campo. Sta al terapeuta motivare il paziente, facendogli capire che la cura è tanto più efficace quanto maggiore è il coinvolgimento e la partecipazione attiva di chi si sottopone ad un ciclo di flebo.
Se si continua a mangiare al fast food, fumando un pacchetto di sigarette al giorno ed essendo, magari, in soprappeso del 20% in più del proprio BMI è chiaro che la terapia chelante darà risultati decisamente minori.
I metalli pesanti sono i composti più pericolosi e dannosi tra le sostanze inquinanti. Infatti, penetrano in maniera insidiosa nel nostro organismo attraverso cibi, bevande, aria atmosferica, abiti e trasporti, bloccando l’attività di numerosi complessi enzimatici. L’assorbimento dei metalli pesanti a livello gastrointestinale varia a seconda delle condizioni dell’ospite, della composizione (inorganica od organica) e dello stato di valenza del metallo. Il sangue è il principale mezzo di trasporto dei metalli. Le principali vie di escrezione dei metalli sono quella renale e quella gastrointestinale. In minima parte l’eliminazione può avvenire per salivazione, traspirazione, esalazione, allattamento, esfoliazione della pelle e perdita di unghie e capelli. Alcuni organi (ossa, fegato e rene) sequestrano determinati metalli in concentrazione relativamente elevate e per anni.
La ricerca ha dimostrato che il progressivo inquinamento ambientale ed alimentare che accompagna e caratterizza la società industrializzata mette in crisi il nostro sistema detossificante, producendo una diffusione di malattie cronico-degenerative, quali cancro, immunodeficienze, autismo, Alzheimer e la comparsa di sintomatologie difficilmente inquadrabili. I metalli tossici, mercurio, piombo, alluminio, cadmio, arsenico sono certamente i principali responsabili e purtroppo il loro ruolo non viene interpretato dalla medicina specialistica.
I metalli tossici sono sostanze inquinanti che penetrano in maniera insidiosa nel nostro organismo attraverso cibi, bevande, aria atmosferica, abiti e trasporti. I metalli si accumulano lentamente e progressivamente negli organi (ossa, fegato, rene, SNC, tessuto adiposo) e nei tessuti dove svolgono la loro azione dannosa. L’ eccesso di metalli nel nostro corpo blocca l’attività di numerosi complessi enzimatici a molti e diversi livelli con conseguente danno metabolico ed energetico inducendo una vasta gamma di sintomi spesso di difficile interpretazione.
Autismo e disturbi dello sviluppo
L’autismo, raro fino a qualche decennio fa, ha presentato in questi ultimi anni una diffusione epidemica arrivando a colpire secondo le più recenti ed aggiornate statistiche 1 caso su 166 nuovi nati. I neuropsichiatri definiscono questi bambini come psicotici e schizofrenici e, nella stragrande maggioranza dei casi, sono convinti che dall’autismo non si possa guarire. In realtà, un gruppo di medici e ricercatori statunitensi guidati da Bernard Rimland, scomparso recentemente, hanno messo a punto un nuovo protocollo terapeutico denominato DAN! (Defeat Autism Now: Combatti l’Autismo Adesso). Anche in Italia, grazie al Dr. Franco Verzella fondatore di DAN! Europe, si è aperta per molte famiglie questa nuova possibilità terapeutica basata su un diverso approccio biomedico alla patologia.
L’autismo, salvo rare eccezioni, è caratterizzato dalla insorgenza attorno al 14° – 36° mese di vita e può colpire bambini fino ad allora del tutto normali. La sintomatologia di esordio è caratterizzata da una serie di disturbi fisici e comportamentali comprendenti: perdita della parola, comparsa di stereotipie, disturbi affettivi e cognitivi, indifferenza all’ambiente, isolamento, alternanza di stipsi e diarrea fino ad arrivare nei casi più gravi a patologie intestinali su base infiammatoria.
Il metodo DAN! parte dal presupposto che, bambini geneticamente predisposti, sviluppino il quadro patologico in seguito all’abuso di antibiotici soprattutto nei primi mesi di vita e alla intossicazione da Mercurio, metallo tossico presente fino a qualche anno fa in numerosi vaccini sotto forma di conservante chiamato Thimerosal.
La vaccinazione in questi bambini determina uno stress immunitario che viene esaltato dalla presenza di metalli tossici e va a colpire un fegato ed un sistema immunitario del tutto immaturi. Il trattamento secondo il metodo DAN! prevede una serie di analisi di laboratorio, non ancora disponibili nel nostro Paese, che inviate negli USA ci forniranno preziose indicazioni sulla funzionalità intestinale e sull’analisi metabolica del singolo individuo. Il secondo passo consiste nel trattare eventuali disbiosi batteriche, fungine e /o protozoarie evidenziate dal test della funzione intestinale e nel ripristinare una corretta flora batterica probiotica. Successivamente verrà impostato un programma alimentare che prevede l’esclusione tassativa di alcuni alimenti quali glutine, caseina, soia e zuccheri. Una volta normalizzata la funzione intestinale il Paziente verrà sottoposto a Terapia Chelante per la detossificazione dei metalli tossici utilizzando chelanti transdermici (DMPS) o in supposta (DMSA o DMPS). Polivitaminici, multiminerali, probiotici, enzimi digestivi completano il programma terapeutico. Negli USA durante la DAN! Conference dell’Ottobre 2004 sono stati presentati i primi 1000 bambini usciti dallo spettro autistico!!
La detossificazione epatica
Una carenza di principi nutritivi essenziali, una dieta errata, fumo, abuso di bevande alcoliche, inquinamento atmosferico mettono a dura prova il nostro sistema difensivo detossificante.
Il principale organo deputato alla detossificazione è il fegato che svolge una funzione chiave poiché tutte le sostanze che ingeriamo ed i farmaci debbono attraversarlo.
La detossificazione epatica avviene attraverso due fasi chiamate fase I e II.
Nella fase I gli enzimi scompongono le tossine sotto forma di composti intermedi mentre nella fase II tali composti vengono ulteriormente scomposti e legati ad altre molecole per favorirne l’eliminazione. Di fondamentale importanza per una adeguata fase II è una molecola chiamata Glutatione, potente antiossidante prodotto da tutte le cellule del corpo umano che cala progressivamente dopo i 40 anni di età.
Il Glutatione è indispensabile per la eliminazione di sostanze tossiche e cancerogene. Deficit di glutatione dovute a diete sbilanciate, malattie croniche, cirrosi possono ridurre l’efficacia di questa via di detossificazione con mancata eliminazione delle sostanze tossiche che così si accumulano nel nostro corpo. Altra importante via di detossificazione epatica è la sulfatazione che interviene nella inattivazione di neurotrasmettitori, steroidi, farmaci e sostanze chimiche di sintesi.
Entrambe le fasi di detossificazione epatica richiedono un apporto nutrizionale bilanciato e ricco di molecole specifiche quali vitamine del gruppo B, acido folico, glutatione, aminoacidi antiossidanti, selenio, zinco e rame, manganese, composti solforati (aglio, cipolle, crocifere) per la fase I mentre il supporto della fase II avviene mediante composti quali cisteina, N-acetilcisteina, metionina, taurina, glutatione, acido glucuronico e aminoacidi. Per valutare la funzionalità epatica in Italia si ricorre alla tradizionale misurazione delle transaminasi epatiche (GOT e GPT) che in realtà valutano esclusivamente il grado di necrosi delle cellule epatiche che versano nel sangue il proprio contenuto enzimatico.
Negli USA, J. Bland e collaboratori hanno messo a punto nel 1990, un test da carico per misurare la capacità detossificante del fegato (Liver Detoxification), grazie al quale è possibile valutare, anche in pazienti con transaminasi nei limiti, severi deficit di detossificazione epatica che possono portare all’insorgenza di sintomi comuni quali: cefalea, dolori articolari, disturbi della concentrazione, perdita di energia, deficit immunologici ed endocrini. La somministrazione di nutrienti per normalizzare una via di detossificazione depressa prevede livelli di nutrienti a dosaggi molto più elevati di quelli previsti dal RDA. Tali nutrienti comprendono vitamine del gruppo B, acido folico, glutatione, aminoacidi ramificati, antiossidanti, composti solforati (aglio, cipolla, crocifere), cardo mariano e picnogenolo.
Veleni in cucina
Molto spesso, dopo aver sottoposto nuovi Pazienti al dosaggio dei metalli tossici il quale evidenzia valori patologici, la domanda che mi sento spesso porre è la seguente: «Ma come e da dove posso aver assunto tutti questi veleni?» Tralasciando le fonti di intossicazione professionale e accidentale, un ruolo importante nella contaminazione da metalli tossici riveste la quotidiana alimentazione. Infatti fin dal nostro risveglio siamo bombardati dai metalli iniziando con l’ingestione di un buon caffè contenuto in sacchetti di alluminio e contaminato dal rilascio del metallo dalla maggior parte delle caffettiere casalinghe costruite in alluminio.
Non creda di salvarsi chi quotidianamente assume una tazza di thè a
colazione poiché la pianta del thè ne contiene grandi quantità nelle sue foglie. Mangiamo qualche biscotto che nella stragrande maggioranza dei casi è contenuto in sacchetti rivestiti all’interno da alluminio. A metà mattina per la pausa caffè possiamo ingerire un’altra piccola dose di metalli attraverso l’ingestione di prodotti da forno conservati in alluminio e formaggini rivestiti dall’onnipresente alluminio. Finalmente arriva l’ora del pranzo e anche qui non abbiamo che l’imbarazzo della scelta: cibi cotti in tegami che riscaldati rilasciano alluminio, alimenti conservati e cotti nelle vaschette di alluminio, patate o altri cibi al cartoccio avvolti nella pellicola di alluminio. Beviamo qualche bicchiere d’acqua dal rubinetto di casa contenente piombo rilasciato da vecchie tubature e alluminio che viene utilizzato nel trattamento delle acque per rimuovere particelle e microrganismi. Per la merenda possiamo scegliere tra un succo di frutta o una bibita rigorosamente in lattina di alluminio e un pezzetto di cioccolato avvolto da alluminio. Finalmente arrivata l’ora di cena possiamo concludere la nostra giornata con una abbondante porzione di pesce quale tonno, pesce spada, salmone contenenti grandi quantità di mercurio. Per placare la nostra sete possiamo bere una birra conservata in lattina di alluminio. E se, alla fine di questo bollettino di guerra, vi è venuta una comprensibile gastrite, nessun problema, potrete sempre assumere un comune antiacido, naturalmente ricco di Alluminio!
CADMIO
Metallo bianco argenteo. Ogni sigaretta comporta l’assunzione di 1,4 mcg di cadmio ed un pacchetto di sigarette aumenta i depositi del cadmio di 4 mcg, impegnando e sottraendo capacità antiossidante a tutto l’organismo.
Il cadmio può aumentare lo spessore della membrana basale dei piccoli vasi e dei capillari riducendo la circolazione. Nelle donne viene interessata anche la circolazione uterina con conseguente possibile prematurità o deformità del feto.
La sintomatologia comprende: affaticabilità, ipertensione, anemia ferro-priva, enfisema polmonare, osteoporosi in donne del 3° mondo con gravi deficit alimentari, epatopatie, anosmie, colorazione giallastra dei denti, coliche renali, ipercalciuria, sindrome del lattaio (linee di pseudofrattura alla scapola, femore ed ileo), ipofosfatemia, artrite reumatoide, ridotta produzione di Vit D, insufficenza polmonare, proteinuria, aminoaciduria, cancro prostatico.
Il cadmio è presente in: acqua potabile, farina di grano raffinata, cibi processati, ostriche, rene, fegato, riso, fumo di sigaretta, tabacco, fertilizzanti, protesi dentarie, ceramiche, coloranti, materiale elettrico, sostanze antiruggine, polivinile, funghicidi, pesticidi, raffinerie, prodotti di scarto delle gomme, combusti di olio.
Il cadmio è un minerale in traccia tossico che ha una struttura molto simile a quella dello zinco.
I suoi effetti tossici nell’organismo vengono tenuti sotto controllo dallo zinco.
Nel grano intero il rapporto cadmio zinco è di 1 a 20.
Il cadmio si trova principalmente negli alimenti raffinati come la farina, il riso e lo zucchero bianco.
E’ presente nell’aria, nel fumo di sigaretta e nelle zone inquinate come quelle intorno alle fabbriche di zinco.
Inoltre, l’acqua più dolce contiene di solito maggiori quantità di cadmio rispetto all’acqua più dura.
L’acqua dolce, soprattutto se acida, assorbe il cadmio dalle tubature metalliche degli acquedotti.
Il fegato e i reni sono le zone in cui si depositano il cadmio e lo zinco. La concentrazione totale di cadmio nel corpo umano aumenta con l’età e varia nelle diverse parti del mondo.
Quando si presenti una carenza di zinco nell’alimentazione, il corpo può reagire accumulando il cadmio al suo posto. Se l’assunzione giornaliera di zinco è elevata, lo zinco sarà immagazzinato e il cadmio verrà invece espulso. Il cadmio ostacola anche l’assorbimento del rame.
L’assunzione giornaliera di cadmio è stata valutata tra i 13 e i 24 microgrammi, con notevoli variazioni secondo la provenienza e il tipo di alimenti. L’eliminazione giornaliera è di 10 microgrammi per litro.
L’intossicazione da cadmio può essere combattuta col selenio.
Gli alginati (contenuti nelle alghe) si combinano col cadmio e lo eliminano dal corpo, un procedimento che può prevenire l’avvelenamento.
Gli squilibri tra zinco e il cadmio possono creare problemi per la formazione dello sperma.
L’avvelenamento da cadmio è un processo estremamente impercettibile, che può andare avanti per tutta la vita.
Il cadmio si deposita nei reni, causando problemi renali, e si stabilisce poi nelle arterie, aumentando la pressione arteriosa e causando l’arteriosclerosi.
Il fumo delle sigarette contiene quantità notevoli di cadmio. Un pacchetto di sigarette deposita da 2 a 4 milligrammi di cadmio nei polmoni di un fumatore. Una parte del fumo rimane nell’aria e viene inalata nello stesso modo da fumatori e non fumatori. Il cadmio contenuto nel fumo delle sigarette e l’esposizione a composti di rame e cadmio, può causare enfisema polmonare.
IL CADMIO È PRESENTE IN:
I disturbi comprendono: pneumoconiosi, sequestro di fosfati dal tratto gastrointestinale con osteoporosi e rachitismo, reazioni cutanee, nefrite, epatopatie, coliti, ipereattività nei bambini, Alzheimer.
Sintomatologia :
Acuta:
- da inalazione: irritazione respiratoria con pleurite, dispnea, cianosi, febbre, tachicardia, nausea e edema polmonare.
- da ingestione: nausea, vomito, ipersalivazione, crampi addominali e diarrea.
Cronica: ipertensione, anosmia, colorazione giallognola dei denti, enfisema, epatopatia, anemia ipocromica microcitica, disfunzione tubulare renale caratterizzata da proteinuria e aumentata escrezione urinaria di microglobuline, lesioni ossee e pseudofratture, predisposizione a cancro prostatico e laringeo.
ARSENICO
L’Arsenico è un veleno mortale noto fin dai tempi antichi, presente in natura eccezionalmente allo stato libero ma più frequentemente combinato con zolfo, ferro, cobalto, etc.
Nell’uomo è presente solitamente in tracce eccetto che nei casi di intossicazione.
E’ presente in natura nelle rocce, nel terreno, nell’aria e nell’acqua. I processi industriali, minerari ed agricoli sono tra le prime cause di contaminazione dell’acqua nell’ambiente circostante.
Alcuni derivati organici hanno applicazioni in campo medico. Prima della scoperta della penicillina era usato in medicina in particolare per il trattamento della sifilide.
Attualmente viene utilizzato in odontoiatria per devitalizzare la polpa dentaria sotto forma di anidride arseniosa.
I composti sono velenosi ed una dose di 0,1 gr è mortale per un uomo adulto.
Sintomatologia:
gusto metallico, alitosi, agliosi, pirosi gastrica, vomito, diarrea anche emorragica, disidratazione, tachicardia, ipotensione, shock ipovolemico, danno epatico e renale, coma e convulsioni; può essere letale.
Le eruzioni cutanee (papule, ipercheratosi palmare e plantare, iperpigmentazione del tronco) sono compatibili con la intossicazione cronica.
I disturbi comprendono: pneumoconiosi, sequestro di fosfati dal tratto gastrointestinale con osteoporosi e rachitismo, reazioni cutanee, nefrite, epatopatie, coliti, ipereattività nei bambini, Alzheimer.
L’ ARSENICO È PRESENTE IN:
Industria vetraria
Preparazione di gas tossici per scopi bellici (lewisite e adamsite)
Insetticidi (arsenati)
Industria dei semiconduttori e fabbricazione materiali per i laser
Preparazione dei fuochi artificiali (pigmento arsenio rubino)
PIOMBO
La quantità di piombo contenuto nel nostro corpo è 500 volte superiore rispetto a quella presente 100 anni fa. Il piombo interagisce con il glutatione, la glutatione perossidasi e con il selenio bloccando quindi uno dei meccanismi chiave della nostra difesa antiossidante. Viene ingerito con l’acqua potabile (contaminata dalle condutture in piombo), i cibi in scatola, le tinture, i gas e l’ inquinamento atmosferico.
I sintomi da intossicazione da piombo comprendono : cefalea, depressione, insonnia, affaticabilità, irritabilità, ansia, debolezza, algie muscolari, mancanza di appetito, calo ponderale, ipertensione, ridotta funzionalità renale e surrenalica, infertilità nell’uomo e aborti spontanei nella donna, gotta saturnina, anemia da deficienza di ferro, pigmentazione blu nerastra alla base delle gengive.
Sorgenti di piombo sono : atmosfera, gas di scarico delle auto, fonderie, acqua potabile, verdura coltivata in prossimità di vie trafficate e/o in terreni contaminati, frutta e succhi in barattolo, latte proveniente da animali allevati in pascoli contaminati, carni (soprattutto fegato di animali contaminati), dentifrici, batterie di auto, quotidiani, tabacco e cenere di sigaretta, tinture per capelli.
Il piombo è un minerale in traccia altamente tossico.
Il corpo umano può tollerare una dose massima di piombo che va da 1 a 2 milligrammi senza intossicarsi. Un chilo di cibo contaminato dal piombo, con un rapporto di 1 parte per milione, contiene un milligrammo di piombo. Ciò non lascia un largo margine di sicurezza.
Il piombo contenuto negli alimenti viene scarsamente assorbito ed è eliminato principalmente attraverso le feci. Il piombo può penetrare nel corpo attraverso la pelle e il tratto gastrointestinale. Il piombo assorbito entra nel sangue e viene immagazzinato nelle ossa e nei tessuti morbidi, incluso il fegato. Se ingerito in quantità minime, l’espulsione del piombo ha lo stesso ritmo dell’assunzione, per cui la quantità immagazzinata è trascurabile. Il piombo che si accumula nel corpo viene trattenuto nel sistema nervoso centrale, nelle ossa, nel cervello, nelle ghiandole e nei capelli.
Un’assunzione eccessiva di piombo può venire dal consumo di distillati alcolici di non chiara provenienza e cibi conservati in ceramiche smaltate a piombo, cotte a temperatura insufficiente per permettere una corretta fissazione del piombo ed evitare che particelle del minerale potessero passare negli alimenti.
L’avvelenamento da piombo può venire anche dal consumo di acqua acida e dolce che erode il piombo delle tubature, presenti negli edifici costruiti prima degli anni ‘30, dal metallo per saldare i tubi di rame usato sino al 1986, dai cibi contenuti in recipienti saldati con il piombo (nel 1987 tutti i fabbricanti americani, ad eccezione di una percentuale del 15,9% rispettavano il regolamento che prevede l’uso di altre sostanze), da vernici a base di piombo, cosmetici, sigarette (a causa dell’insetticida a base di piombo usato per il tabacco), dalla combustione del carbone, da scaglie di vernici o rivestimenti a base di piombo e dai gas di scarico dei motori. L’accumulo di piombo nel corpo umano legato ai gas di scarico dei motori è causato direttamente dall’inalazione e indirettamente dal piombo che si deposita nel terreno e nelle piante lungo le autostrade e nelle zone urbane. Attualmente esiste un certo grado di protezione grazie all’introduzione delle marmitte catalitiche; tuttavia la benzina al piombo è ancora in commercio. Anche se il livello di inquinamento da piombo nell’aria si è abbassato, rimangono dai 4/5 milioni di tonnellate accumulate nel terreno negli anni ‘70. Le persone che coltivano terreni nelle vicinanze di strade o autostrade dovrebbero far analizzare il terreno.
L’avvelenamento da piombo in forma acuta si manifesta con coliche addominali, encefalopatia (disfunzione cerebrale) mielopatia (ogni affezione del midollo spinale) e anemia.
Il piombo può ostacolare il normale funzionamento del cervello interferendo e sostituendosi all’azione di altri minerali vitali, come lo zinco, il ferro e il rame, che regolano i processi mentali. Alti livelli di piombo causano danni al sistema nervoso e iperattività. L’intossicazione da piombo nei bambini può provocare disordini nell’apprendimento, dislessia, rallentamento dei riflessi, mancanza di coordinazione occhio-mano e problemi di comportamento. Anche livelli molto bassi possono causare questi disturbi. E’ stato provato il legame tra il piombo ingerito con l’acqua potabile e il ritardo mentale e fisico infantile. Il piombo contenuto nell’acqua potabile ingerito da una donna incinta può attraversare la placenta e depositarsi nel cervello del feto. Circa il 90% del piombo immagazzinato nel corpo della madre può attraversare la placenta. Si ritiene che circa il 16% dei bambini abbia livelli di piombo superiori al normale. Livelli anormalmente alti sono stati trovati nei bambini morti per la sindrome della morte in culla. L’intossicazione da piombo può manifestarsi nei bambini attraverso un fenomeno chiamato pica, che consiste nell’ingerimento di sporcizia, carta o vernici contenenti piombo.
Tra i sintomi dell’intossicazione da piombo ricordiamo la depressione, l’emicrania, l’irrequietezza, l’irritabilità, la difficoltà di concentrazione, l’indebolimento della memoria, l’insonnia, le allucinazioni, la debolezza e i dolori muscolari, la nausea e le indigestioni. Le gengive possono diventare bluastre, può manifestarsi anche paralisi delle estremità, cecità, disturbi mentali e persino follia. L’intossicazione può causare anche impotenza maschile, sterilità e anemia. Il consumo di alcool facilita il depositarsi del piombo nei tessuti morbidi, incluso il cervello. I danni più gravi sono a carico del cuore, del fegato, dei reni e del sistema nervoso. Alti livelli di piombo possono causare carenza di proteine e se si presenta anche carenza di vitamina E la probabilità di intossicazione è maggiore.
Metallo di colore grigiastro, facilmente malleabile al punto che è possibile tagliarlo con un coltello. Resiste bene agli agenti chimici, fonde a temperature relativamente basse (300 – 350 C). E’ abbondantemente diffuso in tutto il mondo sotto forma di solfuro, nel minerale chiamato galena ed in minerali di secondaria importanza quali cerussite e anglesite.
La quantità di piombo contenuto nel nostro corpo è 500 volte superiore rispetto a quella presente 100 anni fa ! E’ divenuto uno degli inquinanti piu’ diffusi da quando (1923) alcuni suoi composti sono stati aggiunti alle benzine per elevarne il potere antidetonante.
E’ noto fin dalla preistoria poiché a Babilonia le pietre dei ponti venivano collegate l’una con l’altra da graffe di ferro sigillate con Piombo. Nell’antica Roma erano di Piombo le condutture di acqua.
Negli USA vi sono ogni anno 2500 casi di intossicazione acuta.
Si ritiene che negli USA, una elevata percentuale di bambini presentino una intossicazione da piombo con problemi di accrescimento e apprendimento.
Il piombo interagisce con il glutatione, la glutatione perossidasi e con il selenio bloccando quindi uno dei meccanismi chiave della nostra difesa antiossidante.
Inoltre inibisce l’enzima ALA D (acido delta aminolevulinico deidrasi) con incremento dell’acido delta aminolevulinico libero e la ferrochelatasi (aumento delle porfirine libere eritrocitarie) Il Pb inibisce anche la coproporfirinogeno decarbossilasi con conseguente incremento della coproporfirina III e aumentata escrezione di coproporfirine urinarie.
Vie di penetrazione: via digerente (acqua potabile contaminata; vino e alcolici; verdure e ortaggi coltivati in terreni contaminati; ingestione di frammenti di vernici) e via inalatoria (polvere e fumi), di minor importanza la via cutanea. L’eliminazione del piombo avviene attraverso feci, urina e bile.
A parità di dose il piombo ingerito è meno tossico di quello inalato poiché della quota ingerita ne viene assorbito solo un 20% mentre il rimanente viene eliminato con le feci.
Responsabile della tossicità è il Piombo circolante nei liquidi organici.
Nel sangue il piombo si trova per oltre il 90% all’interno dei globuli rossi.
Si deposita nei tessuti molli (rene, surrene e fegato) e a livello osseo. Piccole quantità di piombo passano nella saliva e nel latte e possono attraversare la placenta.
Negli organi in cui si deposita e a livello osseo il piombo resta fissato per lunghi periodi.
La tossicità è legata alla sua azione inibitrice su molte attività enzimatiche, alle proprietà spasmogene sulla muscolatura liscia, sull’azione litica delle emazie circolanti, alla azione neurotossica.
il Piombo determina:
- spasmo della muscolatura liscia dell’apparato digerente e dei vasi periferici responsabili delle coliche addominali, ipertensione arteriosa, alterazioni renali e encefalopatia.
- Blocco della attività di numerosi enzimi ricchi in gruppi – SH tra cui alcuni che partecipano alla sintesi dell’eme;
- Modificazioni della membrana cellulare dei globuli rossi circolanti che divengono piu’ facilmente sottoposti a emolisi;
- Lesioni tossiche dei nervi periferici responsabili delle paralisi.
————————————- Sintomatologia ————————————————————-
Apparato digerente :
- “orletto gengivale di Burton” in corrispondenza del bordo gengivale soprattutto dei canini e degli incisivi. E’ caratterizzato da una striatura azzurro scura dovuta al deposito di solfuro di piombo (per reazione tra il piombo arrivato a livello gengivale attraverso il sangue e l’idrogeno solforato prodotto dai residui alimentari nel cavo orale).
- Disturbi dispeptici e infiammatori: perdita di appetito, senso di peso epigastrico post prandiale, pirosi gastrica e nausea; colite cronica spastica caratterizzata da dolori addominali soprattutto in vicinanza dell’ombelico e stipsi talvolta alternata a diarrea; ulcera gastroduodenale: per azione spastica del Piombo e per irritazione della mucosa gastrica da parte del Piombo ingerito.
- Colica saturnina: è caratterizzata da violenti dolori crampiformi continui o ad accessi intervallati da brevi remissioni diffusi a tutto l’addome. L’alvo è chiuso, spesso sono presenti nausea e vomito. Il paziente appare sofferente e ansioso, il viso è pallido sia per lo spasmo dei vasi cutanei superficiali sia per l’anemia, la pressione arteriosa è aumentata, l’urina è scarsa e di colore scuro. La colica dura alcuni giorni e cessa con l’apertura dell’alvo.
Apparato circolatorio e urinario:
il Piombo causa spasmo arteriolare diffuso piu’ spiccato a livello renale che tende a provocare ipertensione arteriosa, riduzione di flusso sanguigno renale e di filtrato glomerulare, oliguria, innalzamento della azotemia.
Perdurando l’assorbimento del Piombo, seguono alterazioni anatomo patologiche (ialinosclerosi) delle arteriole renali e del glomerulo che simulano un quadro della nefrosclerosi (rene grinzo saturnino) che può arrivare a insufficenza renale acuta.
Sistema emopoietico:
provoca una diminuzione dei globuli rossi e della emoglobina (anemia saturnina) caratterizzata da subittero, aumento della bilirubina indiretta nel siero, reticolocitosi, riduzione della durata di vita media dei globuli rossi circolanti, iperplasia del midollo osseo.
Negli stadi avanzati di intossicazione l’anemia dipende soprattutto dal blocco della sintesi dell’eme.
La sideremia è innalzata sia per l’aumentata emolisi che per l’insufficente utilizzo del ferro in seguito alla ridotta sintesi dell’eme;
SNC:
Encefalopatia AC: frequente soprattutto nei bambini intossicati da Piombo. Si manifesta inizialmente con cefalea, nausea, vomito, vertigini poi con delirio e convulsioni talora accompagnate da emiplegia, paraplegia, afasia, segni di irritazione meningea, coma; può essere letale. La causa si ritiene sia dovuta a vasospasmo cerebrale seguito da ischemia, edema, microemorragie.
Nella forma CRONICA l’arteriolospasmo determina cefalea, insonnia, irritabilità o depressione, riduzione della memoria, paralisi dei nervi periferici precedute spesso da parestesie e da riduzione della forza.
Apparato scheletrico:
nelle ossa ancora in via di accrescimento possono comparire a livello delle linee di calcificazione provvisorie metafisarie, bande radiopache dovute ad accumulo di Piombo.
Gotta saturnina:
caratterizzata da aumentato turnover dei nucleoprotidi o ad una maggior sintesi endogena di acido urico o ad una ridotta secrezione di urati da parte dei tubuli renali.
Nei bambini la sintomatologia comprende :
iperattività, pianto frequente ed immotivato, comportamento pauroso, difficoltà di apprendimento, disturbi della parola, ritardo mentale e convulsioni.
I’ intossicazione da piombo è dovuto a:
Estrazione di minerali piombiferi dalle miniere;
Fabbricazione ed utilizzo di oggetti di piombo;
Lavorazione ed utilizzo di composti del piombo utilizzato in agricoltura come parassiticida (arseniato di piombo);
Fabbricazione ed utilizzo di vernici contenenti Piombo tra cui il minio (colore rosso), il litargirio (colore giallo) e la biacca (colore bianco);
Fabbricazione ed uso di leghe al piombo;
Fabbricazione, utilizzo e demolizione di accumulatori;
Produzione di batterie al Piombo;
Fabbricazione di vetri al piombo (cristalli, vetri anti raggi x);
Ingestione di bevande e cibi contaminati: acqua potabile che attraversa le condutture in piombo; vino preservato con pezzi di piombo per impedire fermentazioni secondarie; cibi o conserve alimentari conservati in recipienti saldati con leghe di piombo o smaltati con vernici al piombo;
Ingestione soprattutto da parte di bambini di frammenti di vernice contenente piombo staccata da pareti o infissi;
Succhiamento di giocattoli verniciati con vernici contenenti Piombo;
Costituente dei pallini da caccia: intossicazione AC di uccelli selvatici per ingestione o CR; (18 mila tonnellate di Pb sotto forma di pallini da caccia vengono disseminati ogni anno in Europa!!) WWF
Ritenzione di proiettili nell’organismo
ALLUMINIO
L’alluminio è il minerale più diffuso sulla superficie terrestre, ma non svolge alcuna funzione utile per il corpo umano.
E’ stata dimostrata la costante associazione di accumuli di alluminio in patologie caratterizzate da disturbi mentali quali: Alzheimer, Parkinson e Down.
L’accumulo nell’uomo avviene con grande lentezza probabilmente in misura di pochi nanogrammi al di, per cui all’età di 60 anni la quantità di alluminio può raggiungere quantità significative.
I disturbi comprendono: pneumoconiosi, sequestro di fosfati dal tratto gastrointestinale con osteoporosi e rachitismo, reazioni cutanee, nefrite, epatopatie, coliti, ipereattività nei bambini, Alzheimer.
Prodotti che contengono alluminio sono: vasi per la cottura di alimenti, antiacidi, deodoranti, materiali di costruzione, utensili, cavi e materiali da isolamento, materiale da imballaggio, lattine per bibite, acqua potabile, birra, cibi in scatola, spray nasali, dentifrici, ceramica, amalgame per denti, filtri per sigarette, tabacco, gas auto, pesticidi, addittivi, sale da tavola e condimenti, formaggi, medicamenti contenenti caolino, suture, nicotinato di alluminio.
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L’alluminio è un oligoelemento che può essere pericoloso e persino mortale se assunto in quantità eccessive.
Indebolisce i tessuti del canale alimentare, il tubo digerente dalla bocca all’ano.
Molti degli effetti nocivi dell’alluminio vengono dalla distruzione delle vitamine. L’alluminio si combina con molte altre sostanze impedendone l’uso al corpo.
L’alluminio non è mai da solo allo stato naturale ed è parte di molti alimenti di origine animale e vegetale.
Può anche essere trovato nell’acqua potabile perché il solfato d’alluminio è un elemento usato nel processo di purificazione dell’acqua e tracce d’alluminio possono restare dopo il filtraggio.
L’alluminio viene aggiunto generalmente al sale da cucina per evitarne l’indurimento. Viene utilizzato in alcuni prodotti contro l’acidità di stomaco.
Esso viene anche utilizzato nelle pellicole per avvolgere alimenti, negli utensili da cucina, negli attrezzi, nei deodoranti, nel lievito, come emulsionante in alcuni formaggi fusi e per sbiancare la farina.
L’alluminio viene facilmente assorbito dal corpo e accumulato nelle arterie.
Le maggiori concentrazioni si trovano nei polmoni, nel fegato, nella tiroide e nel cervello.
Generalmente la maggior parte dell’alluminio assunto dal corpo viene poi eliminato.
La maggior parte dell’alluminio assunto con l’alimentazione viene dagli additivi alimentari (come nel caso dei formaggi lavorati). Gli alimenti acidi, come il rabarbaro, se vengono cotti in recipienti di alluminio possono assorbire piccole quantità del minerale. Il corpo si adatta ad assunzioni di dosi maggiori col tempo, ma nei giovani che soffrono di ipofosfatemia (uno scarso livello di fosforo nel sangue, come nel rachitismo), o negli individui con disfunzioni del metabolismo osseo, questo adattamento può essere più difficile.
Il contenuto totale di alluminio nel corpo di un individuo adulto varia da 0 a 150 milligrammi. La quantità media ingerita giornalmente va dai 10 ai 100 milligrammi. Di questa quantità il corpo riesce facilmente a eliminare una percentuale che va dal 74 al 96%. Quantità medie contenute negli alimenti non interferiscono con l’assorbimento e l’utilizzazione del calcio, del fosforo, dello zinco, del rame, del selenio, del ferro e del magnesio. Quantità eccessive di alluminio possono dare sintomi da avvelenamento come stitichezza, coliche, perdita dell’appetito, nausea, disturbi dermatologici, spasmi muscolari agli arti inferiori, sudorazione eccessiva, e perdita di energia.
I pazienti con sintomi di avvelenamento da alluminio dovrebbero abbandonare l’uso di utensili da cucina realizzati in questo materiale. I dottori consigliano spesso di non bere l’acqua del rubinetto.
Il rischio di intossicazione può essere ridotto se i livelli di calcio nel sangue sono buoni.
Grosse dosi di alluminio possono causare osteomalacia nei dializzati.
I problemi cronici ai reni causano un aumento delle malattie provocate dall’alluminio.
Piccole quantità di sali solubili di alluminio presenti nel sangue causano una forma di avvelenamento lenta, caratterizzata da paralisi motoria e intorpidimento di alcune parti del corpo con degenerazione grassa dei reni e del fegato. Possono presentarsi anche cambiamenti anatomici nei centri nervosi e sintomi di infiammazione gastrointestinale.
Questi sintomi sono il risultato dello sforzo del corpo per eliminare il veleno.
E’ stato scoperto che il gel di idrossido d’alluminio, un antiacido per lo stomaco, può ridurre il fosfato del sangue provocando la dissoluzione ossea, i dolori e l’indebolimento muscolare.
L’ingestione di alluminio riduce la massa ossea. Le persone predisposte all’osteoporosi dovrebbero essere particolarmente attente all’ingestione di alluminio.
L’intossicazione è stata associata a disturbi della terza età. L’applicazione di quantità infinitesimali di alluminio sulla superficie cerebrale di alcuni animali ha causato crisi epilettiche e convulsioni. Altri esperimenti hanno dimostrato che iniettando sali d’alluminio nel fluido che circonda il cervello si ottengono sintomi simili a quelli della demenza senile.
Nel cervello delle persone colpite da morbo di Alzheimer sono stati trovati livelli di alluminio da 10 a 30 volte superiori alla norma. Quantità eccessive del minerale associate alla carenza di alcuni altri minerali possono predisporre a questa malattia. La relazione tra l’alluminio e il morbo di Alzheimer dovrebbe consigliare di evitare l’uso di sostanze ricoperte di alluminio.
Le persone che prendono antiacidi che contengono alluminio dovrebbero integrare con dosi di calcio di 2500 mg. L’alluminio degli antiacidi ostacola anche l’assorbimento del fosfato. Gli alcolizzati che prendono antiacidi corrono un rischio ancora più elevato.
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L’assunzione giornaliera non dovrebbe superare i 20 mg mentre una compressa di aspirina ne contiene 10 – 52 mg.
Le piogge acide favoriscono l’assunzione di alluminio da parte delle piante e dei vegetali.
Negli animali iniettando sperimentalmente microscopiche quantità di alluminio in prossimità dell’ippocampo, dove si fissa nei neuroni piramidali, si ottiene un comportamento simile a quello della demenza umana.
Nell’isola di Guam, il 12% della popolazione presenta la “sindrome di Lou Gehrig” sclerosi laterale amiotrofica che sembra essere correlata ai livelli eccessivi di alluminio nell’acqua.
Sorgenti di alluminio sono:
– Depurazione acqua potabile (allumina)
– Vaccini (come eccipiente e adiuvante): fino a 250 volte oltre la quantità di soglia !
– Amalgame
– Thè
– Latte artificiale (soia) e latte per prematuri
– Farmaci (antiacidi: Maalox, Alka Seltzer (idrossido di Alluminio); acido acetilsalicilico: idrossido e glicinato di alluminio come eccipienti; ipocolesterinizzanti: nicotinato di Al; antidiarroici: silicato di Alluminio)
– Soluzioni di albumina e preparati per nutrizione parenterale
– Fluidi per dialisi contaminati
– Lattine per bibite (acido fosforico) e contenitori alimenti (caffè)
– Packaging: Tetrapak e mini brik (succhi di frutta)
– Poliaccoppiati (esterno: carta; interno: Al, es. pacchetti di biscotti)
– Sacchetti patatine
– Involucri tavolette di cioccolata
– Stoviglie e utensili in alluminio (caffettiere, pentole, tostapane, bollitori, teglie, tortiere, etc.)
– Deodoranti e antitraspiranti
– Tubetti di dentifricio
– Cosmetici (rossetti, matite, etc)
– Pellicole di carta argentata per cucina (detta impropriamente stagnola) a contatto per conservare il cibo o addirittura per cuocerlo (patate, pesce, etc)
– Blister (contenitori di medicinali)
– Lievito chimico per dolci
– Farine autolievitanti
– Formaggi (gorgonzola, taleggio, etc)
– Addittivi alimentari: E 173, E 520, E 521, E 522, E 523, E 541, E 554, E 555, E556, E 559
– Bombolette spray
– Coperchi vasetti yogurt
– Ceramiche
– Pesticidi
– Tipografia: lastre litografiche
– Isolante: impianti idraulici, riscaldamento, elettrodomestici, aria condizionata, caldaie, etc.
– Radiatori automobili
– Leghe di alluminio: costruzione aerei, motori, carrozzerie auto, cerchioni di bicicletta.
Sintomatologia :
I disturbi comprendono: pneumoconiosi, sequestro di fosfati dal tratto gastrointestinale con osteoporosi e rachitismo, reazioni cutanee, nefrite, epatopatie, coliti, ipereattività nei bambini, Alzheimer.,SLA
MERCURIO
Il mercurio è un veleno mortale per tutti gli esseri viventi. Il pesce lo accumula in grande quantità.
La sintomatologia da avvelenamento da mercurio comprende : insonnia, nervosismo, perdita di memoria, ansia, depressione, perdita di peso e di appetito, tremori, allucinazioni, parestesie alle labbra ed ai piedi, debolezza muscolare, amaurosi, sordità, disturbi della parola e coordinazione, ridotta funzionalità renale.
Il mercurio è presente in svariate sostanze quali : pasta per otturazione dei denti, termometri e barometri, cereali trattati con funghicidi, pesci e mammiferi marini, cloruro di mercurio usato nei laboratori di istologia, talco, cosmetici, coloranti, diuretici, supposte antiemorroidi, detergenti per pavimenti, filtri dei condizionatori d’aria, conservanti per il legno, lassativi, adesivi, pomate antipsoriasi e tatuaggi.
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Il mercurio è un elemento altamente tossico responsabile di diverse malattie professionali causate dalla inalazione o dall’ingestione.
Il mercurio nell’alimentazione proviene principalmente dai pesticidi e dai pesci di grandi dimensioni.
La quantità di mercurio presente in un pesce è direttamente proporzionale alle dimensioni del pesce. Il mercurio arriva nei laghi, nei fiumi e negli oceani attraverso gli scarichi industriali. Si stabilisce nei batteri che vengono poi assorbiti dalle alghe; i pesci mangiano le alghe e l’uomo mangia i pesci.
Il mercurio si concentra migliaia di volte man mano che risale la catena.
I lavoratori dell’industria sono esposti al mercurio dei prodotti che fabbricano. Il mercurio viene usato per le otturazioni dentali, contaminando l’aria (con i trapani ad alta velocità) e la pelle dei dentisti.
Nel corso degli anni il mercurio delle otturazioni dentali si disperde e viene in parte assorbito.
Si trovano in commercio prodotti che contengono cloruro mercurioso, come alcuni lassativi che contengono calomelano (cloruro mercurioso). L’uso continuato di questi prodotti può dar luogo all’accumulo di mercurio nei tessuti e nel cervello. Alcuni preparati contenenti mercurio vengono aggiunti a certi cosmetici per uccidere i batteri. Questi preparati possono penetrare nel corpo dopo essere stati assorbiti dalla pelle. I semi contaminati mangiati dagli animali in libertà possono danneggiare a loro volta i consumatori di selvaggina.
Circa il 10% del mercurio ingerito si accumula nel cervello. Due tipi di mercurio, metil e fenil mercurio, consumano lo zinco presente nei tessuti cerebrali. Il metil mercurio (quello che si trova nei pesci) può causare problemi nervosi, disturbi di nascita e genetici. Alcuni studi effettuati hanno mostrato danni al corredo cromosomico di persone consumatrici di pesce contaminato.
Tra i sintomi dell’intossicazione da metil mercurio ricordiamo la perdita di coordinamento, di lucidità intellettuale, disturbi alla vista e all’udito. Il mercurio organico può causare rossore, irritazioni e formazione di vesciche sulla pelle. L’inalazione di vapori di mercurio causa dolori al torace, febbre, tosse e brividi.
I sintomi di un avvelenamento da mercurio in forma subacuta includono
salivazione eccessiva, stomatiti e diarrea; se si tratta di disturbi neurologici possono manifestarsi tremori Parkinsoniani, vertigini, irritabilità, cambiamenti di umore e depressione.
Possono manifestarsi anche psicosi, perdita dei denti, insonnia, stanchezza, emicrania, intorpidimento delle labbra, delle mani e dei piedi, perdita della memoria.
L’assunzione media giornaliera di mercurio dai cibi viene stimata intorno ai 0,5 milligrammi.
L’ingestione di una piccola dose di cloruro di mercurio di 100 milligrammi provoca sintomi da intossicazione, mentre 500 milligrammi sono di solito fatali, a meno che la persona non venga curata immediatamente. Per disintossicarsi dai metalli pesanti come il mercurio è usata la terapia chelante.
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Bianco e brillantissimo è il solo metallo liquido a temperatura ambiente.
Emette già a freddo vapori molto tossici.
Il pesce lo accumula in grande quantità (soprattutto pesci grassi di grande stazza).
L’avvelenamento avviene per:
Il mercurio è strettamente collegato con le malattie cardiovascolari ed il cancro. È un potente neurotossico!! 1 donna su 8 in gravidanza presenta valori elevati di mercurio!
Oltre 10 mila pubblicazioni scientifiche descrivono gli effetti tossici del mercurio.
Nel Gennaio 2001 la FDA USA ha emesso una ordinanza per avvertire la popolazione (soprattutto donne in gravidanza e che allattano) dei pericoli derivanti dalla ingestione di pesci di grossa stazza (sgombro, pesce spada, squalo) contaminati dal mercurio.
Lo stato della California, dal Febbraio 2004 impone ai supermercati di esporre i livelli di mercurio contenuti nei pesci in vendita!
I vaccini sono una fonte di intossicazione da Mercurio.
La dose di Mercurio somministrata attraverso i vaccini in bambini di 3 mesi è equivalente a 30 volte l’esposizione giornaliera massima.
I vaccini contengono Mercurio perché le case farmaceutiche non sono obbligate a dichiarare quanto mercurio contengono; devono dichiararlo solo se viene utilizzato come conservante. Così anche vaccini in cui l’etichetta assicura l’assenza di mercurio, in realtà possono contenerlo.
Nei bambini di pochi mesi:
- il mercurio è particolarmente dannoso per il cervello in fase di sviluppo;
- il mercurio entra molto più facilmente nei tessuti cerebrali del bambino perché la barriera ematoencefalica non si è ancora completata; è stato dimostrato che neonati esposti al mercurio, diversamente da ciò che accade negli adulti, accumulano il mercurio soprattutto a livello cerebrale.
- I bambini al di sotto dei 6 mesi di vita non riescono ad espellere il mercurio soprattutto per la loro incapacità di produrre bile che rappresenta la principale via di escrezione del mercurio organico.
Il 21 giugno 2000 si è riunita ad Atlanta negli USA la commissione del Governo sulle vaccinazioni. E’ stata valutata la possibilità di correlazioni tra esposizione al timerosal (conservante dei vaccini contenente grandi quantità di mercurio) e specifici sintomi neurocomportamentali in 400 mila bambini. E’ stata dimostrata una correlazione statisticamente significativa tra esposizione al Timerosal da vaccini e patologie caratterizzate da ritardi di sviluppo , tic, sindrome da deficit attentivo, minori capacità di apprendimento e di linguaggio
Fortunatamente non tutti i bambini sviluppano le stesse reazioni al mercurio poiché la suscettibilità complessiva di ogni singolo individuo dipende da fattori ambientali e genetici.
La tossicità del mercurio è cumulativa e si verifica quando la velocità di esposizione è maggiore di quella di eliminazione. In tal modo si instaura una neurotossicità ritardata nel tempo, che può manifestarsi mesi dopo l’esposizione.
- Il mercurio causa l’alterazione dei livelli dei neurotrasmettitori serotonina, dopamina, glutammato e acetilcolina; queste stesse anomalie si trovano spesso nei bambini affetti da autismo.
È risaputo che l’esposizione al mercurio causi disfunzioni nell’apprendimento e difficoltà di linguaggio, difficoltà con idee astratte e comandi complessi, tendenza a ritirarsi dal contatto con la gente, ansia e comportamenti ossessivi / compulsivi. Disturbi sensoriali tra cui mancanza di sensibilità alla bocca, piedi, intolleranza ai rumori, avversione al contatto e risposte esagerate o del tutto mancanti al dolore, sono manifestazioni comuni della intossicazione da mercurio. Il mercurio causa inoltre anomalie diffuse nell’organismo legandosi allo zolfo così da causare danni multipli a enzimi, meccanismi di trasporto e proteine strutturali con manifestazioni cliniche che possono coinvolgere organi e funzioni differenti.
Sorgenti di Mercurio sono:
– Amalgame dentarie
– Vaccini
– Estrazione di mercurio dalle miniere: rischio basso perché il mercurio non si trova allo stato libero.
– Separazione del Mercurio dai materiali che lo contengono: rischio alto
– Fabbricazione di cappelli di feltro: intossicazione professionale. “Secretaggio”: soluzione di Hg in acido nitrico.
– Fabbricazione ed utilizzo di apparecchi contenenti Mercurio quali: termometri, barometri, pompe a vuoto a mercurio; interruttori e invertitori di corrente; lampade per raggi uv.
– Farmaci a base di mercurio
– Disinfestanti e fungicidi a base di mercurio impiegati in agricoltura soprattutto per i cereali.
– Colori contenenti Mercurio.
– Doratura dei bottoni
– Argentatura degli specchi
Vie di penetrazione del Mercurio:
- Apparato digerente
- Apparato respiratorio
- Attraverso la pelle.
Il Mercurio assorbito si deposita soprattutto a livello del rene, del fegato, cervello, ghiandole salivari, intestino, ossa, muscoli, tiroide.
Piccole quantità possono passare nella saliva, sudore e latte materno; il mercurio può attraversare la placenta e raggiungere il feto.
Patogenesi:
Si lega con i gruppi –SH inibendo così alcuni sistemi enzimatici e con altri gruppi (aminici, carbonilici, idrossilici) di cui sono ricche le molecole di certi enzimi.
Anatomia patologica:
Degenerazione delle cellule del corpo striato e della corteccia cerebrale e cerebellare, ipertrofia della neuroglia, riduzione della guaina mielinica di fibre nervose periferiche.
I composti organici provocano atrofia della corteccia cerebrale e cerebellare.
Alterazioni sono state descritte anche a carico dell’apparato digerente (gengivite, stomatite, enterocolite), del rene (degenerazione degli epiteli tubulari, depositi di calcare nella corticale) e del fegato (degenerazioni cellulari).
Sintomatologia dell’ avvelenamento da Mercurio:
- Intossicazione CRONICA:
- SNC: iperemotività, irritabilità, insonnia, agitazione psicomotoria alternata a periodi di depressione, tristezza e apatia. La memoria si indebolisce e si riduce la capacità intellettiva. Il sonno è spesso agitato con allucinazioni.
- Nelle intossicazioni da vapori di mercurio o da composti inorganici
il segno neurologico tipico è il TREMORE caratterizzato da scosse piccole e rapide intervallate da scosse piu’ ampie o da piccole soste. Solitamente interessa entrambi i lati, insorge a riposo, si aggrava in seguito ad emozioni mentre si attenua fino a scomparire nel sonno. Solitamente insorge alle dita delle mani e alle palpebre, per poi estendersi al resto degli arti, lingua, viso rendendo difficili la scrittura, le manualità, il cammino ed il linguaggio. Al giorno d’oggi assai meno frequenti sono le manifestazioni coreiformi (ballarella dei minatori del monte Amiata), le contrazioni tetaniche, i sussulti durante il sonno. Altri sintomi tipici sono le ipoestesie o anestesie, parestesie, formicolii, crampi, senso di freddo, iperestesie, nevralgie, cefalea ed emicranie.
- Nelle intossicazioni da composti organici
(metil ed etil mercurio) che possono talora decorrere subdolamente prevalgono i disturbi della sensibilità quali parestesie, atassia, disartria, sordità: malattia di Minamata in Giappone per ingestione di pesce contaminato.
- Apparato digerente: gengivite e stomatite. Gengive arrossate, tumefatte, dolenti, facilmente sanguinanti, alito sgradevole, sapore metallico e ipersalivazione (scialorrea). Radiologicamente si può osservare una demineralizzazione degli alveoli che inizia vicino al colletto dei denti estendendosi poi verso la radice; piorrea alveolare, pus, caduta dei denti. La gengivite e la stomatite sarebbero causate dal Mercurio depositato nelle ghiandole salivari e riversato poi in bocca con la saliva. Oggi è assai raro il riscontro del classico orletto gengivale di colore grigiastro dovuto a deposizione del solfuro di mercurio che si formerbbe per azione dell’idrogeno solforato sviluppatosi a causa delle cattive condizioni igieniche del cavo orale.
- Alcuni pazienti possono accusare enterocoliti, gastrite, ipercloridrie, difficoltà digestive, anoressia.
- Il Mercurio può danneggiare l’apparato visivo: atrofia del nervo ottico, neurite ottica retrobulbare e nella intossicazione da metil ed etil mercurio, atrofia bilaterale della zona visiva della corteccia cerebrale con costrizione concentrica , dei campi visivi. E’ stata descritta anche una alterazione tipica del cristallino, bilaterale detta “mercurialentis” caratterizzata dalla presenza di un riflesso brunastro della capsula anteriore dovuto ad assorbimento di Mercurio dall’esterno attraverso la cornea. Tale modificazione, che non interferisce con la capacità visiva, insorgerebbe prima dei segni clinici e sarebbe dunque importante per fare diagnosi precoce.
- A livello cutaneo possono insorgere dermatiti di vario tipo : eritema papillare con lieve ipercheratosi in seguito a contatto con mercurio.
- Frequente è la compromissione del fegato.
Attenzione al mercurio
Il Mercurio è un veleno mortale per tutti gli esseri viventi. Le principali cause di intossicazione per l’uomo comprendono il consumo di pesce contaminato (tonno, salmone e pesce spada), l’inoculazione di vaccini contenenti Thimerosal (conservante a base di mercurio) e il rilascio di mercurio da parte delle amalgame dentarie. Nel Gennaio 2001 la FDA ha emesso una ordinanza per avvertire la popolazione (soprattutto donne in gravidanza e che allattano) dei pericoli derivanti dalla ingestione di pesci di grossa stazza contaminati dal mercurio. Lo stato della California, dal
Febbraio 2004 impone ai supermercati di esporre i livelli di mercurio contenuti nei pesci in vendita! Anche la semplice rottura casalinga di un termometro, sfigmomanometro o barometro rappresenta un grave fattore di rischio (19 mila chiamate ai centri antiveleni negli Stati Uniti) di intossicazione. Il Mercurio può infatti rimanere per anni nelle case, nelle scuole ed in altri ambienti agendo come un veleno silenzioso.
I bambini sono particolarmente vulnerabili all’avvelenamento da mercurio poiché il loro cervello è ancora in via di formazione e i processi di maturazione cerebrale ne possono risultare compromessi. I sintomi da intossicazione cronica da mercurio sono principalmente di origine neurologica e renale I pazienti possono manifestare tremore, atassia e modificazioni della personalità che comprendono eretismo ( disturbo psichico caratterizzato da irritabilità, instabilità emotiva, depressione), labilità emotiva, perdita di autostima, insonnia, rabbia, anoressia, perdita di memoria. La tossicità da mercurio può anche causare decessi alla nascita, aborti, malformazioni congenite, anomalie cromosomiche,
impotenza e sterilità. A livello renale può comparire una sintomatologia caratterizzata da proteinuria, ematuria, oliguria. Il mercurio è mutageno e cancerogeno, danneggia le membrane cellulari riducendo la produzione di energia mitocondriale e può danneggiare la barriera ematoencefalica. Oltre 10 mila pubblicazioni scientifiche descrivono gli effetti tossici del mercurio.
Mercurio & amalgama dentaria
Amalgama dentaria o piombatura: il termine deriva da Almalgham che significa Mercurio con. Si ottiene per miscelazione di una componente liquida rappresentata dal Mercurio con una componente solida contenente Argento e altri metalli. L’amalgama può contenere Mercurio fino al 50 %. Per lungo tempo si è ritenuto erroneamente che una volta completamente indurita l’amalgama fosse un materiale assolutamente inerte e stabile mentre dopo 20-30 anni oltre il 70% del mercurio iniziale non si trova più nell’amalgama e ciò significa che è stato assorbito dall’organismo. In Germania il tossicologo Daunderer produsse oltre 1500 cartelle cliniche di pazienti con danni da amalgama nel corso del procedimento contro un produttore di amalgama (Tribunale di Francoforte). Il rilascio del Mercurio dalle amalgame può venir accelerato da alcune attività quotidiane quali masticare chewingum, spazzolare le amalgame durante la quotidiana igiene orale, ingestione di cibi bollenti, azione corrosiva della saliva .Una volta liberato dalle otturazioni, il mercurio viene inalato e assorbito attraverso le mucose del cavo orale creando una condizione di intossicazione cronica (24 ore al giorno). L’amalgama, una volta rimossa dalla nostra bocca deve essere trattata come un rifiuto speciale e smaltita secondo precise regole pena la denuncia all’autorità giudiziaria. Le donne in età fertile dovrebbero far rimuovere eventuali amalgame contenenti mercurio prima di una possibile gravidanza poiché il mercurio potendo attraversare la barriera placentare può danneggiare il feto. Autopsie su feti umani e neonati deceduti hanno dimostrato l’esistenza di una forte correlazione tra livelli di mercurio nel fegato, nei reni, nel cervello fetale e numero di amalgami dentali della madre. Nei soggetti intossicati da amalgama i sistemi di difesa sono destinati ad impoverirsi con comparsa della sintomatologia. È stato calcolato che sia sufficiente 1 gr di mercurio per contaminare un lago di ampiezza di 300 metri e che una amalgama ne possa contenere fino a 1.500.000 mcg. Zeimer ha evidenziato come basse dosi di mercurio aumentano l’incidenza di malattie nelle persone esposte, e come al variare del numero di otturazioni al mercurio aumentava il rischio di malattia. La sintomatologia è quanto mai varia e subdola: Lichen planus, cataratta, dermatiti e allergie, patologie renali, malattie autoimmuni, sclerosi multipla, disturbi neurologici, ipertensione, sbalzi di umore, inappetenza, depressione, disbiosi intestinale, perdita memoria, disturbi gengivali, cefalea. Una corretta rimozione delle amalgame contenenti mercurio deve essere effettuata rispettando il Protocollo di Rimozione Protetta poiché una rimozione non protetta con trapanazione dell’amalgama può provocare una intossicazione acuta. La Rimozione Protetta prevede l’isolamento del campo di lavoro tramite diga di gomma, l’utilizzo di una aspirazione specifica con cappuccio (clean up) sopra il dente da trattare che incanala i vapori verso l’aspiratore ad alta suzione e nel cercare di estrarre l’amalgama a grossi pezzi con l’utilizzo di scalpellini manuali. La somministrazione il giorno della rimozione di Vitamina C ad alto dosaggio e di carbone vegetale sono indicate per ridurre al minimo eventuali effetti collaterali.
Vaccini e mercurio
I Vaccini sono una fonte di intossicazione da Mercurio. La dose di Mercurio somministrata attraverso i vaccini in bambini di 3 mesi è equivalente a 30 volte l’esposizione giornaliera massima. I vaccini contengono Mercurio perché le case farmaceutiche non sono obbligate a dichiarare quanto mercurio contengono; devono dichiararlo solo se viene utilizzato come conservante. Così anche vaccini in cui l’etichetta assicura l’assenza di mercurio, in realtà possono contenerlo. Nei bambini di pochi mesi il mercurio è particolarmente dannoso per il cervello in fase di sviluppo poiché il mercurio entra molto più facilmente nei tessuti cerebrali del bambino perché la barriera ematoencefalica non si è ancora completata; è stato dimostrato che neonati esposti al mercurio, lo accumulano soprattutto a livello cerebrale. I bambini al di sotto dei 6 mesi di vita non riescono ad espellere il mercurio soprattutto per la loro incapacità di produrre bile che rappresenta la principale via di escrezione del mercurio organico. Il 21 giugno 2000 si è riunita ad Atlanta negli USA la commissione del Governo sulle Vaccinazioni. E’ stata valutata la possibilità di correlazioni tra esposizione al Timerosal (conservante dei vaccini contenente grandi quantità di mercurio) e specifici sintomi neurocomportamentali in 400 mila bambini. E’ stata dimostrata una correlazione statisticamente significativa tra esposizione al Timerosal da vaccini e patologie caratterizzate da ritardi di sviluppo, tic, sindrome da deficit attentivo, minori capacità di apprendimento e di linguaggio. Fortunatamente non tutti i bambini sviluppano le stesse reazioni al mercurio poiché la suscettibilità complessiva di ogni singolo individuo dipende da fattori ambientali e genetici. La tossicità del mercurio è cumulativa e si verifica quando la velocità di esposizione è maggiore di quella di eliminazione. In tal modo si instaura una neurotossicità ritardata nel tempo, che può manifestarsi mesi dopo l’esposizione. Si suggerisce pertanto di sottoporre i bambini alle vaccinazioni obbligatorie per legge solo quando questi siano in buone condizioni di salute, richiedendo l’utilizzo di vaccini senza Mercurio e Alluminio ed evitando di somministrare più vaccini in una unica dose.
Alluminio e malattie cerebrali
La neurotossicità dell’Alluminio è nota fin dal secolo scorso. L’Alluminio è molto diffuso sulla terra rappresentando il terzo elemento dopo Ossigeno e Silicio ma non svolge alcuna funzione utile per il nostro organismo. L’Alluminio non si trova libero in natura ma sotto forma di composti di cui la bauxite è il minerale più ricco. Il boom dell’alluminio è iniziato dopo la prima guerra mondiale quando le industrie belliche cominciarono a modificare i loro cicli di produzione costruendo stoviglie e utensili di ogni tipo grazie alla duttilità e malleabilità dell’alluminio.
Per le sue caratteristiche l’alluminio viene oggi utilizzato per la produzione di stoviglie; rotoli e vaschette in alluminio per la conservazione e cottura dei cibi; contenitori di caffè, biscotti e cioccolata; lattine per bibite; pesce conservato in scatolette di alluminio. L’Alluminio è presente anche in molti vaccini (come eccipiente e conservante), farmaci (antiacidi e antidiarroici), deodoranti, dentifrici, saponi e nell’acqua potabile. La ricerca scientifica ha dimostrato l’estrema pericolosità della esposizione cronica all’alluminio anche a basso dosaggio e soprattutto la costante associazione tra alluminio e patologie caratterizzate da disturbi mentali quali Alzheimer, Parkinson, SLA, sclerosi multipla, demenza, etc.
Negli animali da esperimento iniettando microscopiche quantità di Alluminio in prossimità dell’ippocampo si ottiene un comportamento simile a quello della demenza umana. L’Alluminio una volta penetrato nel nostro organismo inibisce gli enzimi destinati alla detossificazione e interferisce sulla funzione dei globuli rossi. Recentemente ho sottoposto quattro dei miei Pazienti affetti da sclerosi multipla a dosaggio dei metalli tossici dopo somministrazione endovenosa di EDTA ed in tutti ho rilevato valori molto elevati (4-5 volte superiori ai limiti ritenuti normali) di Alluminio il che confermerebbe la neurotossicità di questo metallo.
DISTURBI DOVUTI AI SEGUENTI METALLI PESANTI
CADMIO
La sintomatologia comprende: affaticabilità, ipertensione, anemia ferro-priva, enfisema polmonare, osteoporosi in donne del 3° mondo con gravi deficit alimentari, epatopatie, anosmie, colorazione giallastra dei denti, coliche renali, ipercalciuria, sindrome del lattaio (linee di pseudofrattura alla scapola, femore ed ileo), ipofosfatemia, artrite reumatoide, ridotta produzione di Vit D, insufficenza polmonare, proteinuria, aminoaciduria, cancro prostatico.
Il cadmio è presente in: acqua potabile, farina di grano raffinata, cibi processati, ostriche, rene, fegato, riso, fumo di sigaretta, tabacco, fertilizzanti, protesi dentarie, ceramiche, coloranti, materiale elettrico, sostanze antiruggine, polivinile, funghicidi, pesticidi, raffinerie, prodotti di scarto delle gomme, combusti di olio.
Detossficazione: I suoi effetti tossici nell’organismo vengono tenuti sotto controllo dallo zinco. Il fegato e i reni sono le zone in cui si depositano il cadmio e lo zinco. La concentrazione totale di cadmio nel corpo umano aumenta con l’età e varia nelle diverse parti del mondo.
Quando si presenti una carenza di zinco nell’alimentazione, il corpo può reagire accumulando il cadmio al suo posto. Se l’assunzione giornaliera di zinco è elevata, lo zinco sarà immagazzinato e il cadmio verrà invece espulso. Il cadmio ostacola anche l’assorbimento del rame.
L’intossicazione da cadmio può essere combattuta col selenio.
Gli alginati (contenuti nelle alghe) si combinano col cadmio e lo eliminano dal corpo, un procedimento che può prevenire l’avvelenamento.
PIOMBO
I sintomi da intossicazione da piombo comprendono : cefalea, depressione, insonnia, affaticabilità, irritabilità, ansia, debolezza, algie muscolari, mancanza di appetito, calo ponderale, ipertensione, ridotta funzionalità renale e surrenalica, infertilità nell’uomo e aborti spontanei nella donna, gotta saturnina, anemia da deficienza di ferro, pigmentazione blu nerastra alla base delle gengive.
L’emicrania, l’irrequietezza, l’irritabilità, la difficoltà di concentrazione, l’indebolimento della memoria, l’insonnia, le allucinazioni, la debolezza e i dolori muscolari, la nausea e le indigestioni. Può manifestarsi anche paralisi delle estremità, cecità, disturbi mentali e persino follia. L’intossicazione può causare anche impotenza maschile, sterilità e anemia.
Il consumo di alcool facilita il depositarsi del piombo nei tessuti morbidi, incluso il cervello. I danni più gravi sono a carico del cuore, del fegato, dei reni e del sistema nervoso.
Sorgenti di piombo sono : atmosfera, gas di scarico delle auto, fonderie, acqua potabile, verdura coltivata in prossimità di vie trafficate e/o in terreni contaminati, frutta e succhi in barattolo, latte proveniente da animali allevati in pascoli contaminati, carni (soprattutto fegato di animali contaminati), dentifrici, batterie di auto, quotidiani, tabacco e cenere di sigaretta, tinture per capelli.
Detossficazione: Il piombo interagisce con il glutatione, la glutatione perossidasi e con il selenio bloccando quindi uno dei meccanismi chiave della nostra difesa antiossidante.
L’eliminazione del piombo avviene attraverso feci, urina e bile.
A parità di dose il piombo ingerito è meno tossico di quello inalato poiché della quota ingerita ne viene assorbito solo un 20% mentre il rimanente viene eliminato con le feci.
Alti livelli di piombo possono causare carenza di proteine e se si presenta anche carenza di vitamina E la probabilità di intossicazione è maggiore.
Alluminio
È stata dimostrata la costante associazione di accumuli di alluminio in patologie caratterizzate da disturbi mentali quali: Alzheimer, Parkinson e Down.
L’accumulo nell’uomo avviene con grande lentezza probabilmente in misura di pochi nanogrammi al di, per cui all’età di 60 anni la quantità di alluminio può raggiungere quantità significative.
I disturbi comprendono: pneumoconiosi, sequestro di fosfati dal tratto gastrointestinale con osteoporosi e rachitismo, reazioni cutanee, nefrite, epatopatie, coliti, ipereattività nei bambini, Alzheimer.
Prodotti che contengono alluminio sono: vasi per la cottura di alimenti, antiacidi, deodoranti, materiali di costruzione, utensili, cavi e materiali da isolamento, materiale da imballaggio, lattine per bibite, acqua potabile, birra, cibi in scatola, spray nasali, dentifrici, ceramica, amalgame per denti, filtri per sigarette, tabacco, gas auto, pesticidi, addittivi, sale da tavola e condimenti, formaggi, medicamenti contenenti caolino, suture, nicotinato di alluminio.
Detossficazione: Il rischio di intossicazione può essere ridotto se i livelli di calcio nel sangue sono buoni. Quantità medie contenute negli alimenti non interferiscono con l’assorbimento e l’utilizzazione del calcio, del fosforo, dello zinco, del rame, del selenio, del ferro e del magnesio.
Generalmente la maggior parte dell’alluminio assunto dal corpo viene poi eliminato.
MERCURIO
La sintomatologia da avvelenamento da mercurio comprende : insonnia, nervosismo, perdita di memoria, ansia, depressione, perdita di peso e di appetito, tremori, allucinazioni, parestesie alle labbra ed ai piedi, debolezza muscolare, amaurosi, sordità, disturbi della parola e coordinazione, ridotta funzionalità renale.
Il mercurio è presente in svariate sostanze quali : pasta per otturazione dei denti, termometri e barometri, cereali trattati con funghicidi, pesci e mammiferi marini, cloruro di mercurio usato nei laboratori di istologia, talco, cosmetici, coloranti, diuretici, supposte antiemorroidi, detergenti per pavimenti, filtri dei condizionatori d’aria, conservanti per il legno, lassativi, adesivi, pomate antipsoriasi e tatuaggi.
Detossficazione: la bile rappresenta la principale via di escrezione del mercurio organico. La tossicità del mercurio è cumulativa e si verifica quando la velocità di esposizione è maggiore di quella di eliminazione. In tal modo si instaura una neurotossicità ritardata nel tempo, che può manifestarsi mesi dopo l’esposizione.