Come già detto nel precedente articolo, oggi tratteremo le modalità di utilizzo di questa terapia e successivamente del suo campo d’azione.

Cominciamo a fare chiarezza e vediamo insieme come si può utilizzarla:

• Iniezioni sottocute

• Infiltrazioni perivertebrali o periarticolari

• Infiltrazioni intra articolari

• Iniezioni intradiscali

• Insufflazioni rettali, vaginali, nasali ed anche vescicali ( utilissima nelle cistiti croniche )

• Bagging ( si utilizza nelle ulcerazioni o decubiti, avvolgendo l’arto interessato con un sacchetto all’interno del quale si immette la miscela di ozono ed ossigeno )

• GAET ( grande autoemoterapia )

• PAET ( piccola autoemoterapia )

• Acqua ozonizzata

Olio ozonizzato

Tra le varie modalità di somministrazione più conosciute tra i pazienti, annoveriamo le infiltrazioni, la GAET, la PAET e le insufflazioni.

Andiamo quindi a spiegare, una per una, le tecniche di utilizzo:

Le infiltrazioni ( periarticolari, intraarticolari o intradiscali ) vengono effettuate utilizzando una siringa monouso di ottima qualità ( poiché lo stantuffo scivola molto dolcemente ) e con un ago di dimensione adeguata alla zona da trattare.

Le siringhe, solitamente, vanno da 5 a 50 cc di capienza.

La siringa viene posta sulla macchina che produce la miscela O3-O2 tramite un filtro sterile, viene caricata ed è pronta all’uso, dopo accurata e ripetuta disinfezione della cute dell’area da trattare.

Si inietta lentamente per procurare al paziente il minor fastidio possibile.

La cosiddetta GAET ( grande autoemoterapia ) consiste nel prelievo di una certa quantità di sangue attraverso una vena, utilizzando un ago atraumatico ( ottimo l’ago cannula ) che viene immesso in una sacca o ampolla sino ad arrivare ( solitamente ) a 100 cc ai quali si aggiunge una predeterminata quantità di acido citrico per impedirne momentaneamente la coagulazione.

Arrivati alla quantità di sangue indicata, il medico sceglie la concentrazione più corretta per il caso da trattare ed anche la quantità ( espressa in cc ) di miscela che viene immediatamente immessa nell’ampolla contenente il sangue appena prelevato.

Tutto ciò avviene in pochissimi minuti mentre l’ago ed il deflussore non vengono rimossi.

Manualmente si procede a miscelare con movimento rotatorio dell’ampolla il sangue e la miscela di gas dopodiché si procede, per la stessa via dalla quale lo si è prelevato, a rimettere in circolo il sangue arricchito.

L’operazione di reinfusione dura mediamente 10/15 minuti alla fine dei quali la seduta è terminata. Nelle fasi iniziali di terapia tutte le Società scientifiche che si occupano di ozonoterapia consigliano un ciclo iniziale di circa 10/12 sedute a cadenza bisettimanale.

La PAET ( piccola autoemoterapia ) presuppone invece una tecnica differente di utilizzo: si procede con un prelievo i pochi cc di sangue venoso che viene poi miscelato, in siringa questa volta, ad una determinata quantità di miscela di O3-O2 ( scelta di volta in volta a secondo della necessità e del caso da trattare ).

Si procede con una normalissima iniezione intramuscolare in zona glutea ed il trattamento è finito.

Come frequenza di applicazione si hanno poche differenze con la GAET.

La si utilizza nelle dermatiti, negli herpes localizzati e come stimolante del sistema immunitario.

Le insufflazioni invece ( rettali, vaginali, nasali e vescicali ) trovano indicazione nel trattamento locale ( oppure anche in ausilio alla GAET ) di patologie come la retto colite ulcerosa, il morbo di Crohn, meteorismo intestinale e flatulenze, coliti, diverticolosi e disturbi gastrointestinali.

Un’altra indicazione clinica sono le patologie epatiche, sia acute che croniche.

Nel primo tratto di intestino trattato con insufflazione rettale si assiste ad un abbattimento immediato della flora batterica definita anaerobia ed una conseguente facilità dello sviluppo positivo della flora aerobia.

Ugualmente si può procedere con la tecnica insufflatoria per le vaginiti, sfruttando le proprietà antibatteriche, antivirale ed antimicotiche dell’ozono ( la candidosi a d esempio… ) ma viene utilizzata anche per il trattamento dell’endometriosi e della dismenorrea.

Le insufflazioni uretrali si utilizzano sempre sfruttando il potere battericida della miscela, soprattutto nelle cistiti recidivanti che altrimenti prevederebbero il costante utilizzo di antibiotici, sicuramente utili ma lesivi della buona salute del nostro microbiota intestinale.

In ultimo parliamo delle insufflazioni nasali ( la miscela non deve mai essere inalata e si insegna la facilissima tecnica al paziente ) che si utilizzano per il trattamento di riniti di varia eziologia e di sinusiti persistenti e recidivanti.

Ricorderò sempre il caso di un paziente ed amico che mi consultò per una patologia odontoiatrica.

Un premolare infetto gli aveva causato la perforazione del seno mascellare ( una sinusite in pratica ) con un continuo scolo nasale di pus infetto. Doveva essere operato e due cicli di antibiotico avevano fallito continuando a lasciare il quadro immutato. Gli consigliai il nome di un collega a lui vicino e dopo due sole settimane di insufflazioni nasali potè con successo farsi operare con successo rimuovendo la causa del problema.

Per effettuare questa metodica si utilizzano piccolissimi cateteri di gomma del diametro di pochi millimetri e quindi perfettamente tollerati, ovviamente scegliendo caso per caso concentrazione della miscela e quantità immessa.

Ho volutamente lasciato a chiusura di questa descrizione l’utilizzo delle insufflazioni rettali come coadiuvanti in campo oncologico, ove si sono ottenuti risultati decisamente incoraggianti.

Sono lieto di essere socio di una Società scientifica ( AMOROnlus ) che si occupa proprio di questa metodica nell’oncologia.

Nel prossimo articolo descriveremo invece le altre metodiche di utilizzo.