Cominciamo a parlare di una pratica terapeutica a me cara: l’ozonoterapia ( più correttamente definita ossigeno-ozonoterapia ).

Il mio primo corso inerente questa tecnica ( della cui storia parlerò più avanti ) risale alla fine degli anni’80…

Iniziamo a cercare di capire cos’è l’ozono: il termine deriva dal greco “ ozein “ cioè odorare, a causa del suo odore caratteristico e lievemente pungente, lo stesso che si sente per pochi minuti dopo un temporale con fulmini.

E’ un gas prodotto a partire dall’ossigeno ( O2 ) che attraverso un’apposita attrezzatura medicale subisce una forte scarica elettrica trasformandolo temporaneamente in ozono ( O3 ).

Il primo articolo nella lunga storia della letteratura medica che parla dell’ozono è stato scritto nel 1785 dal fisico olandese Martin van Marum (1750-1837).

Sulla prestigiosa ( ancora oggi ) rivista scientifica Lancet, nel 1892 viene pubblicato uno studio THE INTERNAL ADMINISTRATION OF OZONE IN THE TREATMENT OF PHTHISIS.

Alla fine dell’800 il famoso Nikola Tesla produce la prima macchina per la produzione dell’ozono e poco dopo, nel 1900, ne inizia la commercializzazione per uso medicale.

Ma già nel 1897, venne aperto un ospedale dedito a questa terapia, a Londra ( si chiamava infatti Oxygen Hospital ), per la terapia delle ulcere e delle ferite attraverso la miscela di ossigeno-ozono.

L’ospedale venne chiuso nel 1911 ma l’ufficiale medico che lo aveva aperto, Stoker, continuò a curare i soldati britannici per tutta la durata del primo conflitto mondiale presso il Queen Alexandra’s Military Hospital di Londra.

Fondamentalmente trattava le gangrene delle ferite, grazie all’azione antisettica tipica di questo gas. Un miglioramento di questo trattamento ( ne parleremo oltre ) lo si fa al giorno d’oggi con le ulcere diabetiche.

Sino agli anni ’80 del secolo scorso ( parliamo di poco più di trenta anni fa ) non c’erano molti studi in merito nella letteratura scientifica mondiale mentre oggi anche le più autorevoli riviste ( basta dare un’occhiata su PubMed ) hanno aumentato in modo esponenziale il numero di pubblicazioni, merito ovviamente del maggior numero di medici che la pratica, della raffinatezza tecnologica sempre maggiore delle attrezzature elettromedicali preposta alla produzione della miscela ed in ultimo ( ma non per ultimo ) per i risultati terapeutici ottenuti.

Il primo riconoscimento ufficiale della comunità scientifica nei confronti di questa terapia è stato il trattamento delle patologie vertebrali ( ernie discali ) mentre è ancora a volte controverso il parere in merito al trattamento di altre patologie.

La mia personale convinzione ( e quella di tantissimi altri Colleghi ) è che si deve prendere in seria considerazione la cosiddetta EBM, cioè la Medicina Basata sull’Evidenza: se un determinato numero di pazienti, affetti da patologie differenti tra loro, dichiara di aver tratto beneficio da una certa terapia, è mio dovere di Medico prenderla in seria considerazione.

L’ozonoterapia non è la panacea di tutti i mali ( sarebbe un sogno bellissimo ) ma va sicuramente utilizzata, alle giuste concentrazioni e con la dovuta preparazione, ogni qualvolta il paziente necessita di un’ulteriore aiuto metabolico/biochimico.

Avremo modo di trattare questi temi nel percorso degli articoli a seguire.

Come già accennato, la vita dell’ozono è breve, poiché in poco/pochissimo tempo ritorna alla forma di ossigeno puro ( O2 ).

Questo tempo dipende da molti fattori quali, in primis, la temperatura ambientale.

Poi si deve anche considerare la grandezza della siringa utilizzata ed anche la concentrazione della miscela O3-O2.

L’ozono, una volta iniettato, reagisce con le linee fondamentali del nostro organismo: il metabolismo glicidico ( gli zuccheri ), il metabolismo lipidico ( i grassi ) e con quello proteico.

Inoltre, modificando la deformabilità della parete dei globuli rossi permette il trasporto di una maggior quantità di ossigeno ai nostri tessuti.

Questa è l’ozonolisi cioè lo  “ scioglimento “ o meglio la trasformazione dell’O3. Normalmente l’ozono si attacca agli acidi grassi che formano la membrana cellulare e dà luogo alla formazione di:

  • Ozonidi (Un composto organico RO3 simile a un perossido organico formato dalla reazione di ozono e di un composto insaturo )
  • Radicali liberi dell’O2
  • Prodotti della ossidazione lipidica

Quindi appena l’ozono si trasforma nel sangue per un breve periodo si ha formazione di perossido di idrogeno che in poco si trasforma in H2O grazie all’intervento degli antiossidanti ( glutatione ) e si diffonde alle piastrine, ai globuli bianchi ed ai globuli rossi.

Non c’è pericolo perche nel plasma noi abbiamo numerosi antiossidanti sia liposolubili che idrosolubili. Senza dimenticare quelli di origine enzimatica.