La parodontite e le malattie infiammatorie intestinali (IBD) condividono legami attraverso una rete complessa di disbiosi microbica e risposte infiammatorie esagerate. Recentemente, è emersa una connessione tra queste condizioni, indicando un legame più profondo tra l’infiammazione gengivale e l’infiammazione intestinale. La revisione evidenzia questa relazione, evidenziando un’interconnessione oro-intestinale che vede un’incidenza maggiore di parodontite nei pazienti con IBD e viceversa. Sebbene i meccanismi specifici siano ancora in fase di chiarimento, si suppone che i batteri orali possano colonizzare l’intestino, innescando un’infiammazione che attiva le risposte immunitarie dell’ospite. Questa analisi delinea i percorsi microbiologici e immunologici comuni, suggerendo un modello multi-hit nella patogenesi dell’infiammazione intestinale derivante dalla parodontite. Inoltre, sottolinea la necessità di collaborazione tra dentisti e gastroenterologi per una gestione completa della salute orale e sistemica.

La parodontite

La parodontite è una malattia cronica che coinvolge le strutture di supporto dei denti, causando infiammazione gengivale, recessione gengivale, tasche parodontali profonde e altri sintomi. Questo disturbo, associato all’accumulo di placca batterica, innesca una risposta infiammatoria che porta alla distruzione delle strutture di supporto dei denti. È guidata principalmente da batteri come Porphyromonas gingivalis, Tannerella forsythia e altri. Fattori di rischio come igiene orale scadente, fumo, diabete, età e genetica contribuiscono alla sua insorgenza. La parodontite può influenzare altre condizioni, come le IBD, malattie cardiache e diabete, attraverso un’infiammazione sistemica a basso grado. Il trattamento mira al controllo dell’infezione e all’infiammazione, includendo terapie antimicrobiche e interventi chirurgici in casi avanzati.

Le malattie infiammatorie intestinali

Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) comprendono la malattia di Crohn (CD) e la colite ulcerosa (UC), entrambe patologie infiammatorie croniche che interessano il tratto gastrointestinale. Mentre la CD mostra un’infiammazione a chiazze lungo l’intestino tenue e crasso, la UC si manifesta con un’infiammazione uniforme e continua limitata allo strato mucoso, estendendosi dal retto al colon. I sintomi comuni includono dolore addominale, diarrea, affaticamento e febbre, con differenze nelle manifestazioni tra le due condizioni. Circa il 25-40% dei pazienti può sperimentare manifestazioni extraintestinali.

L’incidenza globale delle malattie infiammatorie intestinali è aumentata del 31% tra il 1990 e il 2017, colpendo circa 6,8 milioni di persone in tutto il mondo. Questa condizione ha incidenze più elevate in Nord America, Europa occidentale e Australia. I fattori eziologici sono complessi e includono fattori genetici, ambientali, microbiologici e risposte immunitarie dell’ospite. Più di 200 loci genetici sono stati associati alle IBD, evidenziando una forte influenza genetica, tra cui il gene NOD2 e altri come IL23R, ATG16L1, IRGM, PTGER4, TNFSF15 e IRF8. Quest’ultimo è coinvolto nella regolazione immunitaria e ha un ruolo fondamentale nella salute intestinale umana, con implicazioni anche per l’omeostasi parodontale.

I fattori di rischio includono storia familiare, età (anche se recentemente si osserva un aumento dei casi negli adulti più anziani), etnia (più comune tra i caucasici e le persone di origine ebraica ashkenazita), e fumo di sigaretta (che aumenta il rischio di CD ma sembra avere un effetto protettivo sull’UC).

Il decorso delle malattie infiammatorie intestinali varia ampiamente e la gestione si concentra sulla risoluzione dell’infiammazione, sulla prevenzione delle riacutizzazioni e sul miglioramento della qualità di vita. Le opzioni terapeutiche comprendono farmaci antinfiammatori, immunosoppressori, terapie biologiche, modifiche dietetiche e, in alcuni casi gravi, interventi chirurgici.

Disbiosi microbica orale e malattie infiammatorie intestinali

La comparsa di manifestazioni orali nelle malattie infiammatorie intestinali (IBD) è comune, coinvolgendo ulcere aftose, mucosa acciottolata, piostatite vegetans, gengivite, parodontite, cheilite angolare e lichen planus orale. Queste lesioni possono precedere, coincidere o seguire i sintomi gastrointestinali e sono osservate nel 10-30% dei pazienti affetti da IBD. Le cause precise non sono del tutto chiare ma coinvolgono una combinazione di predisposizione genetica, alterazioni immunitarie e modifiche del microbioma orale.

Sono state individuate quantità elevate di diverse citochine come IL-6, IL-8, IL-1β, TNF-α e MCP-1 nella saliva e nei tessuti gengivali dei pazienti con IBD attiva, con livelli più alti di chemochine come CXCL-8, -9 e -10 nella mucosa buccale di bambini con CD. Alcuni studi collegano mutazioni in IL-10RA e IL-10RB alle manifestazioni orali nelle IBD pediatriche, associando queste mutazioni a ulcere aftose ricorrenti e anomalie immunologiche.

È plausibile che le IBD inneschino risposte immunitarie anche nella cavità orale attraverso il riconoscimento di epitopi comuni in tutto l’organismo. Le manifestazioni extraintestinali potrebbero derivare da una risposta immunitaria adattativa generale, scatenata dalla disbiosi intestinale, che riconosce gli epitopi epiteliali nella bocca causando patologie orali.

La disbiosi microbica orale e le risposte infiammatorie secondarie nell’intestino sembrano contribuire alle manifestazioni orali nelle IBD. È interessante notare che l’infiammazione parodontale nelle IBD non sembra essere strettamente correlata all’accumulo di placca, suggerendo che l’infiammazione sistemica associata potrebbe influenzare il microbioma orale, intensificando l’infiammazione in bocca. Alcuni batteri specifici, come Streptococcus, Prevotella, Veillonella e Haemophilus, presenti in eccesso nella cavità orale, sono associati a risposte infiammatorie e possono essere legati alla disbiosi intestinale.

Questi cambiamenti potrebbero essere legati a uno squilibrio dello stress ossidativo, all’aggressività batterica e a un’attivazione enzimatica, implicando un collegamento tra disbiosi microbica orale e IBD. La terapia probiotica adiuvante ha dimostrato efficacia nel trattamento delle ulcere orali, sostenendo l’idea che queste ulcere nelle IBD possano derivare dalla disbiosi intestinale e da altri fattori come i microtraumi della mucosa orale.

La storia della connessione tra disturbi orali e malattie intestinali infiammatorie (IBD) ha radici nei casi clinici che risalgono al 1969, quando Dudeney e Todd documentarono un paziente con malattia di Crohn (CD) che sviluppò lesioni granulomatose nella mucosa buccale 16 anni dopo la diagnosi iniziale. Questi casi iniziali hanno spinto alla realizzazione di studi successivi per esplorare la correlazione tra disturbi orali e IBD.

In diversi studi condotti dagli anni ’70 in poi, si è notato che una percentuale significativa di pazienti con IBD presentava lesioni orali, come ulcere, e alcune variazioni nella flora batterica associata alla malattia parodontale. Tali indagini hanno anche rilevato differenze nelle risposte immunitarie e nella produzione di immunoglobuline salivari tra i pazienti affetti da IBD e i controlli sani.

Studi successivi hanno evidenziato una maggiore prevalenza di parodontite tra i pazienti con IBD rispetto alla popolazione generale. Alcuni di questi studi hanno dimostrato che i trattamenti specifici per le IBD, come i biologici anti-TNF-α, sembrano avere un impatto positivo sulla guarigione delle condizioni parodontali nei pazienti affetti da IBD.

Tuttavia, nonostante le evidenze che suggeriscono un’interconnessione tra queste patologie, ci sono ancora poche prove che il trattamento specifico per una condizione possa migliorare gli esiti dell’altra in modo significativo. Ad esempio, sebbene l’uso di farmaci per le IBD possa favorire la guarigione delle condizioni parodontali, non è ancora chiaro se il trattamento della parodontite possa influenzare direttamente il decorso delle IBD.

Inoltre, è importante notare che alcuni farmaci utilizzati comunemente per trattare le IBD possono aumentare il rischio di infezioni opportunistiche nella bocca, suggerendo una complessità nella gestione di entrambe le condizioni quando si considerano i loro trattamenti.

In sintesi, gli studi storici e quelli più recenti suggeriscono una correlazione tra le condizioni orali e le IBD, offrendo indicazioni su possibili vie di ricerca per comprendere meglio la relazione tra questi disturbi e l’ottimizzazione dei trattamenti per migliorare la salute generale dei pazienti affetti da queste patologie.

Il modello multi-hit

Il modello multi-hit di patogenesi delle malattie intestinali infiammatorie (IBD) suggerisce che diversi fattori, inclusi batteri orali, alterazioni nella barriera mucosale, disfunzioni genetiche e disbiosi intestinale, possono interrompere l’equilibrio intestinale e contribuire allo sviluppo delle IBD.

La saliva, ricca di batteri orali, è normalmente controllata da meccanismi di difesa che impediscono la colonizzazione intestinale. Questi includono la barriera fisica dello strato mucoso e delle cellule intestinali, la competizione tra batteri commensali e invasori, oltre a fattori acidi nello stomaco che distruggono i patogeni. Tuttavia, variazioni genetiche, disturbi sistemici o farmaci possono compromettere queste difese, consentendo ai batteri orali di raggiungere l’intestino e provocare un’infiammazione anomala, contribuendo alle IBD.

Alterazioni nello strato mucoso, come quelle legate a condizioni specifiche o a cambiamenti nello stile di vita, possono favorire l’ingresso dei batteri intestinali, mentre modifiche nella barriera delle cellule intestinali possono permettere l’infiltrazione del contenuto intestinale, attivando l’infiammazione. Il microbiota intestinale residente normalmente impedisce l’insediamento di batteri patogeni, ma la disbiosi causata da antibiotici o modifiche dietetiche può aumentare il rischio di IBD.

Complessivamente, il modello suggerisce che la parodontite e i batteri orali possano rappresentare un fattore aggiuntivo che contribuisce alla suscettibilità alle malattie infiammatorie intestinali, agendo attraverso la compromissione delle barriere fisiche e chimiche dell’intestino e favorendo uno sbilanciamento del microbiota intestinale.

La prima fase è la disbiosi orale, dove la parodontite porta a un’importante alterazione dei batteri orali, facilitando la proliferazione di ceppi virulenti. Questi batteri, come Fusobacterium nucleatum e Campylobacter concisus, possono essere trovati sia nella bocca che nell’intestino di pazienti affetti da IBD, indicando una trasmissione potenziale.

Il passo successivo coinvolge il transito dei batteri orali nell’intestino attraverso l’ingestione o la batteriemia. Anomalie gastriche, genetica, antibiotici, e altri fattori possono compromettere la barriera intestinale, facilitando l’insediamento dei batteri orali nell’intestino. Condizioni come parodontite possono causare batteriemia con patogeni come Porphyromonas gingivalis e F. nucleatum, esacerbando lo sviluppo delle IBD.

Una volta nell’intestino, questi batteri possono attivare risposte immunitarie patogene, causando infiammazione. I patogeni orali possono stimolare la produzione di citochine infiammatorie e cellule T reattive che migrano nell’intestino infiammato, amplificando l’infiammazione intestinale.

In sintesi, la disbiosi orale e una barriera intestinale compromessa possono favorire la colonizzazione intestinale da parte di patogeni orali, attivando risposte immunitarie che portano all’infiammazione intestinale, uno dei fattori alla base delle malattie infiammatorie intestinali.

Il microbiota orale, composto da oltre 700 specie, gioca un ruolo cruciale nella salute della bocca. In condizioni normali, batteri come Streptococcus e Haemophilus mantengono un equilibrio benefico. Tuttavia, squilibri nel microbiota, noti come disbiosi, promuovono la crescita eccessiva di batteri nocivi come Porphyromonas gingivalis e altri, causando danni ai tessuti e scatenando infiammazioni. La reazione eccessiva del sistema immunitario dell’ospite a questa microflora alterata è responsabile della grave distruzione dei tessuti di supporto dei denti, caratteristica della parodontite.

Conclusioni

Le malattie infiammatorie intestinali e la parodontite svelano una rete intricata di fattori che vanno dai genetici agli ambientali, mettendo in luce il modello multi-hit. Questo modello sottolinea una sequenza di eventi: la disbiosi del microbiota orale, una barriera intestinale compromessa e una risposta immunitaria alterata, tutti fondamentali nello sviluppo delle IBD legate alla parodontite. La bocca può fungere da serbatoio per i patogeni intestinali, con i batteri orali che raggiungono l’intestino attraverso diverse vie. Condizioni come disturbi genetici, dieta e abitudini possono favorire questa migrazione, permettendo ai batteri orali di provocare infiammazione intestinale una volta insediatisi. Sebbene gli studi attuali abbiano portato a importanti scoperte, servono approfondimenti tramite ricerche a lungo termine. La collaborazione tra vari professionisti sanitari è essenziale per offrire un’assistenza olistica che possa ridurre il rischio e la gravità delle IBD, magari attraverso strategie innovative per limitare l’impatto dei batteri orali nell’intestino.