Già dai tempi della dottoressa Kousmine si era visto che il microbiota intestinale era implicato nella insorgenza o al contrario nella remissione di alcuni sintomi di differenti patologie sia a carico dell’intestino che di tutto l’organismo. Da molte parti del mondo medico ci si è chiesto se il microbiota intestinale potrebbe avere un ruolo nell’insorgenza dei tumori del colon retto. Questo particolare tipo di cancro è al secondo posto in Italia come frequenza diagnostica, al primo posto troviamo l’adenocarcinoma mammario, ed è anche al secondo posto come cause di morte mentre il primo posto è detenuto dal cancro polmonare, più frequente nel sesso maschile. Fortunatamente però negli ultimi anni abbiamo visto una riduzione dei casi in entrambi i sessi. Vista la frequenza di questo tipo di patologia le ricerche sono molto approfondite anche per quello che riguarda l’associazione con la corretta o meno composizione del microbiota intestinale.

Come per altre malattie dipendenti da una miscellanea di genetica, ambiente, fattori endogeni e microbiota, non è assolutamente di facile comprensione sapere se un microbiota sbilanciato possa essere una conseguenza oppure una causa della patologia oncologica.  Infatti, le modalità con cui un microbiota non corretto potrebbe avere influenza nella genesi del cancro del colon sono differenti e anche non del tutto chiarite. Al primo posto l’attività favorente la formazione di un cancro del colon riguarderebbe i metaboliti che vengono prodotti dal microbiota, molecole infiammatorie ossidanti o tossiche per le cellule della mucosa, potrebbero danneggiarsi e mutare. In seconda battuta, un microbiota patogeno potrebbe legarsi alle mucose intestinali, invaderne il tessuto e fuoriuscire dal lume intestinale. Verrebbe attivato quindi il sistema immunitario che a sua volta danneggerebbe i tessuti e così via. Ma la domanda che ci si pone è questa: tutti i batteri patogeni e tutte le disbiosi sono in grado di incrementare il rischio di un cancro del colon?

Nell’elenco dei colpevoli all’interno di un microbiota non corretto, alcuni ceppi batterici sono particolarmente conosciuti dai ricercatori. Al primo posto troviamo il purtroppo famigerato Fusobacterium Nucleatum che è il batterio che più facilmente e comunemente si trova nei casi di carcinoma del colon e quindi la sua presenza è considerata come marcatore della malattia. È un batterio che favorisce l’infiammazione e la sua presenza insieme a fattori di rischio genetico agevola la riproduzione delle cellule neoplastiche e inibisce una valida difesa immunitaria antitumorale. Ovviamente questo non è l’unico e dobbiamo annoverarne almeno altri che sono molte volte legati all’insorgenza del tumore al colon e sono: le Pseudostreptococcacee, l’Escherichia coli generatore di tossine e, infine, molte volte è possibile repertare batteri propri del cavo orale come la Porphyromonas gingivalis.

Avere nel proprio microbiota intestinale questi batteri non è obbligatoriamente correlato all’insorgenza di una patologia oncologica poiché è vero che sono un fattore di rischio. Ma, come ben sappiamo, il microbiota può essere fortemente modificato in modo positivo tramite un corretto stile di vita e da una alimentazione sana. Numerosi studi hanno infatti evidenziato che uno stile di vita poco attivo e un indice di massa corporea alto tendono a promuovere uno stato infiammatorio cronico che è alla base di moltissime patologie oltre a quelle oncologiche. Questa infiammazione oltretutto impoverisce il microbiota intestinale di quei batteri che producono gli acidi grassi a catena corta, il cibo fondamentale per le cellule di una mucosa sana. Al contrario invece, uno stile di vita attivo, un basso indice di massa grassa ed una alimentazione corretta e bilanciata molto ricca di fibre, che sono il nutrimento di un probiota sano con grassi Omega 3 di provenienza dal pesce o vegetali, promuovono la crescita di batteri amici che proteggono dagli insorgenza del tumore al colon e di molti altri tumori.

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