Disturbi dello spettro autistico e microbiota intestinale: quale relazione?

Molti studi hanno rilevato una connessione indiscutibile tra il microbiota intestinale e i disturbi dello spettro autistico; i problemi gastrointestinali, infatti, sono molto comuni nelle persone con autismo, e la prova ne è che i trapianti di microbiota fecale da individui neurotipici, vale a dire sani, a persone con disturbi dello spettro autistico sembrano migliorare notevolmente i tratti comportamentali e psicologici dei riceventi.

Il confronto tra il microbiota intestinale di 40 bambini neurotipici e 39 bambini con disturbi dello spettro autistico ha rivelato notevoli differenze nella popolazione batterica intestinale e nelle vie metaboliche. Diversi studiosi hanno anche identificato quali sono gli enzimi carenti nei bambini con spettro autistico e che queste carenze impediscono loro di distruggere le tossine ambientali. Infatti le alterazioni del microbiota e la mancanza di capacità di eliminazione dei metaboliti nocivi provenienti dall’esterno potrebbero contribuire a causare la disfunzione mitocondriale che è correlata alla alterazione del cervello ed altri tessuti.
Si può concludere quindi che risultati favorevoli potrebbero aiutare a sviluppare terapie che ripristinano o aiutano la disintossicazione microbica nei pazienti affetti da disturbo dello spettro autistico, come ho già affermato in un video del mio canale YouTube, dove parlavo anche del Lactobacillus Plantarum PS128.

Alcuni recenti studi hanno ipotizzato un interessante connessione tra i batteri intestinali e autismo

Recentemente alcuni ricercatori hanno fatto un grosso balzo in avanti scoprendo che chi è affetto da autismo non è in grado di metabolizzare e quindi distruggere alcune tossine che provengono dall’esterno e che
entrando nel flusso sanguigno andrebbero a danneggiare le cellule cerebrali.
Questi studi pubblicati su Science Advanced fanno capire come i batteri del normale microbiota intestinale dovrebbero liberare il corpo dalle sostanze nocive provenienti dall’ambiente esterno, mentre nei bambini affetti da autismo questo meccanismo non funziona correttamente con tutte le conseguenze sopra descritte.
Confrontando i due gruppi di bambini di cui abbiamo accennato poco fa, i ricercatori sono riusciti a scoprire differenze sostanziali nelle loro popolazioni batteriche intestinali. Infatti, l’analisi delle feci ha permesso l’identificazione di 209 specie batteriche. Di queste 18 hanno mostrato significative differenze tra bambini autistici e non.
In particolare Veillonella Parvula e Lactobacillus Rhamnosus tendono ad essere più comuni nei bambini autistici mentre il Bifidobacterium Longum e Prevotella copri sono più diffusi nei bimbi neurotipici.
I ricercatori hanno anche osservato carenze in cinque percorsi metabolici di cui uno è direttamente collegato ai processi di disintossicazione.
Dato che questi percorsi sono innescati da enzimi che vengono prodotti da batteri intestinali, è facile ipotizzare che le alterazioni del microbiota e l’incapacità di liberare il corpo da metaboliti tossici sarebbero in grado di contribuire ad una disfunzione mitocondriale che è nota per alterare il cervello ed altri tessuti.

In relazione a questo, i ricercatori hanno scoperto che i livelli di acido aconitico, acido suberico, acido -2 idrossi piridinico e acido fumarico che sono indicatori di danni mitocondriali poichè alterati nei bimbi affetti da autismo.
I risultati di questi studi se supportati da prove in vivo potrebbero quindi contribuire allo sviluppo di terapie atte a ripristinare la disintossicazione da parte del microbiota intestinale nelle persone affette da autismo.

Per mia esperienza personale l’utilizzo di alcuni probiotici specifici uniti all’ossigeno-ozono terapia hanno dato risultati veramente incoraggianti.

Foto di Gavin Biesheuvel su Unsplash