Il microbiota cutaneo

Il microbiota cutaneo inizia la sua vita al momento della nascita per poi modificarsi durante l’adolescenza ma restando pressoché uguale durante tutta la vita adulta. Questo studio è estremamente difficile ed è in continua evoluzione.
La nostra cute è sempre a contatto con differenti stimoli esterni che possono o meno modificarne il microbiota; per questo motivo è molto difficile stabilire l’equilibrio ottimale tra i vari microrganismi che lo compongono, non solo tra un paziente e l’altro ma anche nella stessa persona.

Per esempio, il microbiota varia non solo in relazione all’ambiente nel quale noi ci troviamo ma anche a seconda della maggiore o minore esposizione delle varie zone del corpo. Non dimentichiamoci poi che differenti superfici del nostro corpo hanno differenti gradi di idratazione e percentuale di secrezione di sebo, per cui la popolazione microbica sulla nostra cute non è assolutamente omogenea.

Le zone più umide del nostro corpo come ad esempio le ascelle, l’ombelico, il gomito interno, la parte posteriore del ginocchio, l’inguine e la pianta del piede hanno come principali rappresentanti i batteri che appartengono alle specie Staphylococcus e Corynebacterium.

Le zone sebacee del nostro corpo come la fronte, le pieghe naso labiali e le zone retroauricolari presentano una popolazione meno varia e solitamente appartenente alla specie Propionibacterium. Nei soggetti portatori di acne la concentrazione di questi batteri è molto elevata.

Microbiota cutaneo e patologie della pelle

Negli ultimi anni stiamo dando molta importanza alla capacità del microbiota cutaneo nel prevenire le allergie alimentari, respiratorie e cutanee e per la sua capacità non ancora del tutto studiata di sostenere il sistema immunitario.

Recentissimi studi hanno messo in mostra come i gruppi microbici commensali sono in grado di modificare l’immunità influenzando la salute della cute. Ad esempio, quando parliamo di pazienti affetti da dermatite atopica possiamo notare che se riusciamo ad inibire la crescita dello Staphylococcus aureus, riusciamo ad ottenere un grosso miglioramento dal punto di vista clinico.

Sulla nostra cute non abbiamo solamente batteri ma anche funghi, parassiti e virus. Tra i funghi più famosi in patologia abbiamo la Malassezia, del quale già da anni sappiamo quale sia il ruolo nella dermatite seborroica; infatti l’impiego di antimicotici mirati permette un miglioramento del quadro patologico. Questo fungo solitamente si trova sulla cute dove scinde i trigliceridi presenti nel grasso cutaneo e rilascia acidi grassi insaturi come quello oleico e arachidonico. In pazienti particolarmente predisposti, questi ultimi due metaboliti provocano una dissonanza della differenziazione dei cheratinociti (i cheratinociti sono le cellule più pesenti sulla cute e nel bulbo pilifero), alla quale fanno seguito un progressivo deteriorarsi della cute seguita da una reazione flogistica. Possiamo prendere come esempio quello della rosacea, un acaro che normalmente vive sulla nostra cute ma che in soggetti predisposti innesca le reazioni caratteristiche di questa patologia.

È acclarato che il microbiota cutaneo riveste un ruolo importantissimo dal punto di vista eziopatogenetico di alcune patologie dermatologiche; questo però, purtroppo, non è un fatto sufficiente a determinare l’insorgenza delle stesse se non abbiamo anche la presenza di fattori genetici e/o ambientali. Infatti, se la cute patologica ha come caratteristica principale quella di avere una specie batterica prevalente, la cute sana a al contrario una elevata biodiversità che va preservata ma come si possa mantenere questo equilibrio per gli studiosi e ancora una questione aperta.

Molte mamme, ossessionate dall’igiene dei loro bimbi, non sanno di fare loro un grosso danno continuando a lavarli, tenendo conto che anche i più blandi detergenti lasciano la cute indifesa dal fisiologico film protettivo per alcune ore.