Rimozione amalgama

Il famoso composto a base di mercurio usato dai dentisti per otturare le carie, è dannoso per la salute e quindi oggi quasi tutti i dentisti hanno scelto di usare alternative più sicure.

È una polvere costituita da: 52% di Mercurio e 48% da una lega a base di Argento(16%), Stagno(26%), Rame(5%) e Zinco(1%) utilizzata dai dentisti per le otturazioni.
Una dose moderna di amalgama contiene circa 440mg di Mercurio e 400mg di lega. Una otturazione con amalgama rilascia ogni giorno da 0.5 a 0.10mg di Mercurio per fenomeni di abrasione, corrosione, disgregazione elettrolitica generati dai diversi metalli in ambiente salino come nella cavità orale, la bocca; anche i sali dei cibi, le acque gassate, gli acidi alimentari, ecc. accentuano la naturale disgregazione delle amalgame. I metalli rilasciati per il 50% si depositano nei tessuti cellulari inibendo processi enzimatici e metabolici del nostro corpo; l’altro 50% viene eliminato attraverso le urine e le feci e va ad inquinare l’ambiente in cui viviamo, il terreno e quindi lo ritroviamo anche nella frutta, i cibi, le verdure, ecc. e nelle falde acquifere.
L’alternativa è costituita per ora dalle resine composite, dalla ceramica e dall’oro utilizzabili, purché siano testati e bio compatibili con il soggetto che li deve ricevere in bocca. Buona norma comunque è ricoprire, se possibile, ogni tipo di metallo presente nella bocca, con idrossido di calcio, per avere un minore danno.
Gli autori di una perizia presentata alla Procura della Repubblica di Francoforte, i Prof. Dott. O. Wasseman, M. Weitz ed il libro documento del Dott. C. Alsen Hinrichs, Università di Kiel, Istituto di Tossicologia, hanno anche pubblicato i lavori su riviste qualificate. Il Tribunale di Francoforte ha così definito l’amalgama: “dalle otturazioni di amalgama deriva palesemente un rischio non irrilevante per la salute umana. L’amalgama può far ammalare, cioè essa è generalmente in grado di provocare disturbi sanitari in un numero rilevante di persone portatrici di amalgame”.
Recentemente, una inchiesta realizzata dall’Università di Tubinger (Germania) su 25.000 persone portatrici di amalgame, hanno messo in evidenza una “liberazione” anomale di Mercurio presso il 30% dei soggetto esaminati.
Il Mercurio presente depositandosi nei tessuti e organi altera le normali funzioni soprattutto del SNC (Sistema Nervoso Centrale) provocando depressioni più o meno forti, eccitazioni con violenza, timidezza o aggressività, disturbi della concentrazione; nei Nervi Periferici, creando paralisi e distruzione della mielina (distrofie e sclerosi a placche, epilessie) nelle mucose provocando riniti allergiche, asma, congiuntiviti; nel fegato; nel pancreas; nei reni, nelle parotidi; nelle ghiandole sudorifere, ecc. Quello che pochi sanno è che tutti i metalli immessi nella bocca, producono facilmente ed in molti casi, il cortocircuito elettronico delle terminazioni nervose che sono sulla parete della mucosa buccole, in quanto sono immessi in un ambiente sempre umido e molto spesso bagnato da liquido salino, ottimo conduttore delle energie bioelettroniche, quindi la risultante è come vi fossero cortocircuiti fra le terminazioni nervose della mucosa, lingua, palato, gola, modificando anche il pH della saliva. I metalli pesanti sono soprattutto veleni enzimatici, in quanto essi spiazzano i coenzimi metallici e questo e questo si evidenzia quando si scopre una carenza di Ferro, Rame, Zinco e determinano di conseguenza gravi disturbi nella funzione enzimatica e nella sintesi emoglobinica.
In Svezia (maggior produttore Europeo) è stato bandito l’uso delle amalgame; in Austria essa è proibita dal 1985; in Germania (maggior consumatore) è proibita dal 1996 sulle donne incinte e nei bambini. In Italia non se ne deve parlare!
Ecco i sintomi clinici causati dall’inquinamento da amalgami dell’organismo: (tratto da: J. Thomsen, Odontogene herde und Storfaktoren, editore ML,1985).
1. Sintomi generali: tremolio, tremor mercurialis, sonnolenza, inappetenza, rapida e continua e facile stanchezza, abbattimento psichico generale, facoltà di reazione in diminuzione, invecchiamento precoce, anormale funzionalità delle ghiandole endocrine, il tutto è sicuramente da attribuirsi al Mercurio ed alle mal funzioni dell’organismo intero ormai debilitato dall’intossicazione grave da metallo pesante.
2. Sistema nervoso: malattie nervose e degenerative ai nervi, neuroni del sistema nervoso centrale (demielinizzazione sopra tutto nei bambini), difficoltà di concentrazione, perdita della memoria, apprendimento ostacolato, epilessie, difficoltà al coordinamento dei movimenti, erethismus merculiaris ovvero alto grado di nervosismo (situazione di irritabilità e agitazione che può diventare malattia cronica).
3. Sintomi psichici: depressioni fino a pensieri suicidi, paura della morte, irritabilità e violenza, agitazione facile e continua.
4. Resistenza alla terapia di: malattie influenzali, angina tonsillare, sinusite, rinite, malattie all’apparato respiratorio.
5. Testa: dolori di testa, emicranie, nevralgie facciali, bruciore della lingua, bocca arida, afte, sapore metallico in bocca, dolori alla nuca e al collo.
6. Occhi: disturbi visivi da genesi poco chiara, dovute alle mal nutrizioni dei muscoletti dell’occhio o dalle contaminazioni neuro muscolari da mercurio degli stessi; iritis, edemi perioculari, occhi senza lucentezza.
7. Orecchie: ronzio, rumori strani ed alle volte “rivelazione” di frequenze radiotelevisive, variazione della frequenza fondamentale emessa dal cervello/orecchio con la conseguente perdita od attenuazione della capacità
di percezione della spazialità dei suoni.
8. Polmoni: asma bronchiale, raffreddori strani, irritazioni alle vie respiratorie.
9. Cuore: aritmie ed anomalie dei ritmi.
10. Stomaco – intestino: vomito, colite ulcerosa, disbiosi intestinali, diarrea, gastroenteriti, tenesmo anale, tensioni alla valvola ileo cecale e cattive digestioni.
11. Intestino – continue alterazioni della flora batterica, diarree, enterocoliti, stipsi, infiammazioni della mucosa viscerale, villi atrofizzati, sistema nervoso enterico super eccitato, nascita di tumori all’intestino.
12. Vescica: irritazione dolorosa della muscolatura della vescica irritata, tenesmo vescicale.
13. Pelle: caduta di capelli accelerata, cambiamento del colore dei capelli, prurito alla pelle, esantemi, eritemi localizzati.
14. Articolazioni: dolori articolari, disturbi reumatici, muscolari.

Tratto da “GUIDA alla SALUTE NATURALE” VANOLI EDITORE srl

Allergie ai metalli

Settori riguardanti: Odontoiatrico, Ortodontico, Dermatologico, Orafo,  Cardio – chirurgico,  Ortopedico.
Ogni giorno, e sempre di più, ci troviamo a combattere contro l’inquinamento e il contatto con sostanze tossiche che derivano dall’aria che respiriamo, dall’acqua che beviamo, e dal cibo che noi assumiamo. Ed è per questo che, quando andiamo dal medico, chiediamo qualcosa che non peggiori la situazione.
Cosi, dal dentista, quando ci affidiamo alle sue capacità professionali e tecnologiche, pretendiamo giustamente di avere da questi un lavoro protesico che ci garantisca di non aggiungere sostanze tossiche a quelle che già nostro malgrado siamo costretti a sopportare.
Le leghe metalliche usate per la costruzione delle protesi dentarie mobili ma sopratutto fisse, sono state concepite allo scopo di non nuocere all’organismo, ma purtroppo pur essendo vicine a questo traguardo, non lo hanno ancora raggiunto, spesso per esigenze dettate dall’uso cui sono destinate. Insieme all’Oro, base di queste leghe, sono associati altri componenti metallici come il Palladio, l’Indio, l’Iridio, il Gallio, l’Argento ed anche il Rame, che durante i processi di fusione della lega e di preparazione del manufatto protesico, sviluppano sia in superficie che in profondità OSSIDI che a contatto con la saliva e i tessuti parodontali (quelli che circondano i denti) rilasciano IONI metallici che possono esplicare azione tossica sia localmente che in tutto l’organismo.
Si possono facilmente ascrivere all’azione tossica locale fenomeni come: sanguinamento delle gengive, tatuaggi gengivali, afte, stomatiti, arrossamento della lingua, alterazioni del gusto, iperplasie gengivali associate a parodontiti croniche responsabili di riassorbimento osseo ed eccesiva produzione di placca, dovuta a ben 41 tipi di batteri diversi alcuni dei quali sono ritenuti responsabil di malattie cardiache e sono stati isolati talvolta anche in sede di infarto miocardico. Gli effetti sistemici invece possono manifestarsi in varie parti del corpo con allergie, eczemi, disturbi oftalmici, disturbi neurologici, patologie gastroenteriche, riniti, faringiti, acufeni e via dicendo sopratutto a contatto con oggetti di provenienza dall’industria orafa, come anelli, orecchini, collane, monili per il Piercing, adesso così di moda, ed altre cose.
Che cosa è che rende instabile una lega preziosa a base aurea e non, o  a base di titanio o altri componenti non preziosi ?
Qual’è la causa che induce il rilascio degli ioni metallici nell’organismo ?
Il potenziale elettrochimico è una carica elettrica presente in tutti gli elementi metallici  e non.
In un cristallo di un elemento metallico è presente un insieme di ioni a carica positiva disposti secondo un regolare reticolo e circondati da un certo numero di elettroni liberi  a carica negativa che si muovono in tutto il reticolo cristallino.
Durante la lavorazione delle leghe, nel passaggio di stato, cioè durante la fusione per ottenere l’oggetto desiderato, premodellato in cera, la lega subisce alterazioni del reticolo cristallino rilasciando elettroni liberi,  per questo motivo la lega si trova in uno stato di agitazione magnetica, cioè  presenta un potenziale elettrochimico di una certa intensità che dà alla lega un alto grado di instabilità favorendo la formazione di ossidi.
Le leghe a base aurea sono quelle che attraverso un preciso trattamento termico sotto strato vetroso, possono essere stabilizzate eliminando il potenziale elettrochimico e di conseguenza la formazione degli ossidi.
Ricerche universitarie, hanno dimostrato mediante misurazioni del potenziale elettrochimico che il flusso di ioni che si genera tra metallo e tessuto organico, produce una differenza  di potenziale, la cui  minima presenza può considerarsi patologica.
La formazione di ossidi metallici delle leghe è responsabile della reazione di ionizzazione dei metalli verso i tessuti.
La risposta a queste problematiche è un prodotto che impiegato in laboratorio con uno specifico protocollo d’uso durante la lavorazione delle leghe metalliche preziose, impedisce la formazione di quegli OSSIDI responsabili di tutte quelle patologie che abbiamo elencato. Questo trattamento incide solo in piccola percentuale sul costo finale al paziente, ma garantisce che la sua protesi  dentaria non procuri danni alla sua salute ma solo MIGLIORAMENTO E SODDISFAZIONE.
È per questo che tutti coloro che soffrono di tali problematiche, e non solo questi, dovranno richiedere, a tutela della propria salute, solamente leghe preziose che non presentino nè possano produrre ossidi a contatto con i tessuti dell’organismo.
Da alcuni anni la Comunità Europea attraverso la direttiva 93/42 chiede obbligatoriamente ai produttori il rilascio al consumatore il certificato di conformità, nel quale sia dichiarata l’innocuità da danni volumetrici e tossici.
Adesso la possibilità esiste ed è giusto che venga assolutamente pretesa.
Le ricerche eseguite in centri a livello europeo, su provini di diverse leghe auree sottoposte a trattamento termico sotto strato vetroso  mediante un preciso protocollo di utilizzo, conprovano l’efficacia del prodotto.
Infatti le leghe così trattate dimostrano un’alto grado di resistenza alla corrosione, e all’ossidazione, avendo ridotto a zero il potenziale elettrochimico.
Sono stati condotti tests che comprovano l’ottimo legame tra metallo e ceramica, metallo e resina.
La grave e persistente problematica legata alla corrosione delle leghe di uso sanitario è stata oggetto di non poche discussioni e ricerche continue a livello internazionale, affrontata e pubblicata dal   ICFAM-CNR in internet http://rigel.icfam.ge.cnr.it/prog04.h    http://summa.intosquare.it/dentista/dm0796/01.htm  e da illustri ricercatori come il  Dr. MED. MARKUS GREWE     Specialista in Dermatologia Heinrich-Heine University Dusseldorf – Department of Dermatology – Moorenstraße 5 D-40225 Dü
In relazione alla tossicità delle leghe metalliche preziose per uso odontoiatrico ed orafo: è stato richiesto al Consiglio Superiore della Sanità  un parere tecnico, e al  Ministro della Sanità un Provvedimento legislativo, e per conoscenza  è stata inviata nota informativa all’ Ordine dei Medici e degli Odontoiatri e A.N.D.I. Sede Centrale Roma,  Associazione per la promozione e la tutela della salute, a tutte la Associazioni a difesa del Consumatore, e alla Commissione Europea, Difensore Civico Nazionale.
Questo trattamento specifico è un prodotto esclusivamente destinato agli operatori specializzati nella lavorazione o trasformazione delle leghe preziose.
Voglio ricordare che il titanio che viene comunemente usato si presenta sotto forma di leghe con altri metalli che presentano anch’esse un alto potenziale elettrochimico i cui valori sono scarsamente controllabili in ambiente ad alto livello di  tecnologia, figuriamoci dai piccoli artigiani.
La provenienza di queste leghe è: dalla Russia che ci fornisce metallo con caratteristiche radioattive ( e nessuno ci garantisce che non venga immesso sul mercato attraverso canali paralleli ), dalla Germania, dall’ America e dal Giappone.
Gli interessi commerciali  della globalizzazione ( Americana )  impongono sul mercato mondiale l’uso delle leghe al titanio perchè oltre a  costi molto bassi del metallo c’e’ la necessità di rinnovo di tutto il parco attrezzature per la nuova tecnologia, in ogni caso la salute pubblica non è di interesse primario.

Un diluvio di 2000 casi di patologie causate dalle amalgame dentali denunciati alla FDA, ma l’agenzia ancora dichiara che la pandemia segreta è “rara”

Comunicato stampa di Consumer for Dental Choice – 14 novembre 2006

Da quando lo scorso 7 settembre due esperti della Food and Drug Administration hanno votato per rigettare le conclusioni dello staff interno dell’agenzia che le otturazioni dentali al mercurio sono sicure, la FDA ha ricevuto più di 2000 denunce di persone che riportavano reazioni avverse causate dalle amalgame.

Le segnalazioni comprendono molte descrizioni strazianti di pazienti che hanno sofferto a lungo di patologie dolorose e debiltianti dopo aver messo delle otturazioni al mercurio, molti dei quali sono guariti dopo averle sostituite con materiali privi di mercurio, mentre altri non hanno ripreso la loro salute a causa delle esposizioni al mercurio continuate da tutta la vita. La maggior parte delle segnalzioni promuove la richiesta di una maggiore consapevolezza pubblica riguardo al problema e l’intervento del Governo.

Ciononostante, Susan Runner, Manager del Dipartimento degli Ausili Dentali della FDA, in un’intervista telefonica questa settimana con un rappresentante dell’associazione no-profit Consumer for Dental Choice, ancora insisteva nel dire che gli effetti del mercurio dentale sulla salute sono “rari” e che “è ragionevole” ritenere che riguardino il 5% della popolazione statunitense (15 milioni di persone). In un altro caso molto pubblicizzato, tuttavia, la FDA due anni fa ha pubblicizzato un avviso pubblico riguardo i farmaci Paxil e Prozac dopo che alcuni studi avevano dimostrato che appena l’1% dei pazienti aveva sofferto di acatisia, un grave stato di agitazione che può portare al suicidio, evento che la FDA aveva considerato a quel tempo come “frequente”.

Susan Runner ha anche descritto le denunce presentate alla FDA come “aneddotiche”, sebbene molte provenissero dagli stessi dentisti, come il dott. Roberto Boe che ha denunciato alla FDA: “Ho osservato dei miglioramenti incredibili in pazienti con sclerosi multipla, tiroidite di Hashimoto, tachicardia, tinnito, acne, artrite reumatoide, sinusite, stanchezza cronica, candidosi sistemica e sensibilità chimica multipla, dopo che hanno tolto le amalgame e hanno chelato il mercurio dal loro corpo. Secondo me non si può trattare di un effetto placebo perché c’erano dei cambiamenti nella conta dei globuli bianchi.”

Una delle denuce più forti è arrivata da Don Washkewicz, capo e CEO della multinazionale Parker Hannifin, una compagnia con sede a Cleveland in Ohio compresa tra le prime 200 di Fortune. Hannifin ha scoperto che molti dei suoi disturbi erano causati dalle otturazioni al mercurio. Dopo aver effettuato delle indagini e dopo aver riconquistato la salute con la rimozione delle otturazioni, ha scritto alla FDA: “Mi sento spinto moralmente ad aiutare la mia forza lavoro (un numero di circa 60.000 impiegati con le loro famiglie).” Avendo saputo che molti ancora avevano delle otturazioni in amalgama, ha cambiato il piano di assistenza odontoiatrica della multinazionale per coprire il 100% del costo delle alternative in composito.

Un infermiera professionale di 23 anni ha denunciato che: “L’American Dental Association, l’American Medical Association e la FDA non sono riuscite a proteggere la popolazione americana dall’avvelenamento da mercurio… La FDA dovrebbe richiedere il pieno chiarimento riguardo ai danni conosciuti causati dal mercurio.”

L’agenzia, nel frattempo, sembra aver ignorato le 762 denunce simili di pazienti con reazioni avverse all’amalgama che erano state presentate alla divisione medica della FDA nel 1993. Per questo oggi Consumer for Dental Choice ha denunciato la continua copertura della verità che va avanti da almeno il 1993, se non da 160 anni in  cui i dirigenti dei medici e dei dentisti hanno dibattuto sulla sicurezza delle otturazioni al mercurio. “Nessun’altra pandemia sanitaria è stata intenzionalmente occultata sotto il tappeto per 160 anni – ha dichiarato Freja Koss, portavoce del gruppo e autrice di una delle 2000 denunce inviate all’agenzia lo scorso autunno – perché la FDA continua a tenere segreta la documentazione riguardo gli effetti avversi per la salute causati dalle otturazioni dentali che contengono il 50% di mercurio che è una nota neurotossina? Forse perché trova difficile ammettere di aver sbagliato per così tanto tempo?”

In contrasto con le migliaia di denunce arrivate alla FDA, l’American Dental Association ha insistito per anni che “ci sono stati solo 50-100 casi riportati di reazioni allergiche all’amalgama”, come è scritto in un depliant per i pazienti intitolato “Silver fillings”. Allo stesso modo nelle udienze pubbliche del settembre 2006 sull’argomento, che si sono tenute a Gaithersburg, il dott. Richard Canaday della FDA ha insistito con la posizione dell’agenzia che va avanti da tempo che c’è “un numero incredibilmento basso di reazioni allergiche”. Questa settimana Runner ha dichiarato che queste persone sono “allergiche” sebbene i ricercatori ritengano che questo termine sia inappropriato.

Il dott. Alfred Zamm, allergologo e dermatolo di Kingstone (New York) che ha testimoniato davanti alla FDA, ritiene che il termine “reazione allergica” sia fuorviante perché “il mercurio è un veleno biologico e non un allergene”. Zamm sostiene che “alcuni individui sono più geneticamente sensibili e meno resistenti di altri al mercurio con la conseguenza che persino una piccola quantità di mercurio che fuoriesce dalle amalgame dentali possa indurre vari sintomi, alcuni dei quali  debilitanti come stanchezza, disfunzioni del sistema nervoso centrale e del sistema immunitario, insolito senso di freddo, disturbi gastrointestinali, rinite, dermatite e asma”. Secondo Zamm “Questo gruppo di persone ipersensibili dovrebbe servire da marker per mettere in guardia dai potenziali pericoli del mercurio dentale il resto della popolazione che è a rischio, ma potrebbe non mostrare i sintomi.”

Secondo il Prof. Boyd Haley, ricercatore e professore di chimica all’Unversità del Kentucky a Lexington, una o due delle caratteristiche genetiche che predispongono alla tossicità del mercurio sono presenti in circa il 20% della popolazione statunitense.

Il dott. David Carpenter, professore di Medicina Ambientale e Tossicologia alla Scuola di Salute Pubblica dell’Università di Albany, critica la descrizione di queste persone come “allergiche al mercurio”. “Non è che si diventi allergici al mercurio, ma piuttosto è la continua perdita di mercurio dall’amalgama a poter alterare il sistema immunitario e a portare ad ipersensibilità ed allergie – ha dichiarato Carpenter – la reazione di estrema ipersensibilità si esprime come patologia autoimmunitaria in cui si diventa allergici al proprio corpo. Questo avviene più spesso come patologia renale autoimmunitaria, ma anche come lupus, sclerosi multipla, artrite reumatoide e tiroiditi autoimmune”.

Carpenter ha aggiunto che “non ci sono prove scientifiche della sicurezza delle otturazioni al mercurio, ma anzi molti studi indicano che sono molto pericolose. L’azione responsabile della FDA dovrebbe, perciò, applicare il principio di precauzione secondo il quale, nonostante la prova incompleta del pericolo per la salute umana, l’azione appropriata è evitare l’esposizione e smettere di usare le amalgame al mercurio”.

La FDA sta rispondendo su più fronti per il suo fallimento nel gestire i pericoli derivanti dalle otturazioni al mercurio:
Quattro gruppi no-profit e due ufficiali statali hanno portato in giudizio la FDA il 27 aprile 2006 per non aver agito riguardo le otturazioni al mercurio nella causa Moms Against Mercury v. Leavitt davanti la Corte di Appello di Washington (www.toxicteeth.org/petition_fda_042006.pdf). Il caso è stato accettato nel merito e sta procedendo (poi vinta nel giugno 2008).
Il 1 giugno 2006 i querelanti hanno presentato una mozione per chiedere alla stessa corte di mettere al bando le otturazioni al mercurio fino a quando la FDA non si fosse adeguata alle leggi Food Drug and Cosmetic Act e Environmental Policy Act (Toxicteeth.org/fda_motion/brief_june2006.pdf).
Membri di Consumers for Dental Choice, di Mercury Policy Project e dell’International Academy for Oral Medicine and Toxicology (IAOMT) hanno presentato una petizione alla FDA il 5 settembre 2006 richiedendo l’immediata messa al bando delle otturazione al mercurio nelle donne in gravidanza per proteggere lo sviluppo dei loro bambini non ancora nati. In base alla legge federale Food Drug & Cosmetic Act l’agenzia ha sei mesi per rispondere fino a marzo 2007.
13 contro 7 membri di due commissioni di esperti della FDA hanno votato il 7 settembre 2006, dopo due giorni di udienze pubbliche, per rigettare il Foglio Bianco dello staff dell’agenzia, ritenendo “irragionevole” considerare le otturazioni al mercurio sicure alla luce del vuoto nella letteratura presentata, in considerazione della testimonianza dei ricercatori statunitensi ed internazionali e delle descrizioni struggenti di oltre 50 persone che avevano testimoniato davanti alle commissioni spiegando che la loro malattia era stata causata dalle otturazioni al mercurio; molti di questi erano guariti dopo la rimozione delle otturazioni.
L’accademia IAOMT ha richiesto formalmente, dopo le udienze, che il commissario della FDA li riconvocasse per ascoltare ulteriori testimonianze poiché lo staff non aveva considerato tutti gli studi revisionati da pari riguardanti le scoperte dei pericoli derivante dalle otturazioni al mercurio, tra cui molta ricerca europea, nonostante la FDA avesse promesso sin dal 1990 di prendere in considerazione gli studi internazionali sull’argomento. La IAOMT, che sponsorizza la ricerca indipendente sull’argomento, non ha ricevuto alcuna risposta a questa richiesta di riconvocare le udienze.

Le amalgame, che vengono ancora applicate 70 milioni di volte l’anno negli Stati Uniti, contengono ognuna circa ¾ di grammo di mercurio quasi quanto un termometro. Una persona con 8 otturazioni ha nel suo corpo l’equivalente di 6 grammi di mercurio, una concentrazione sufficiente a far chiudere un laboratorio di chimica di una scuola o a far chiamare una squadra di intervento ambientale di bonifica di un lago.

Anche se le otturazioni bianche in composito sono sempre più prevalenti oggi, soprattutto per ragioni estetiche, esiste la preoccupazione che popolazioni meno istruite e con un basso reddito siano sottoposte all’uso di amalgame per un tempo indefinito se il Governo non interviene e se non si sfida l’insistenza da parte dell’odontoiatria tradizionale sulla sicurezza del mercurio.

“Esiste una chiara evidenza scientifica del rilascio di vapori di mercurio dalle amalgame dentali e che questi sono ingeriti, inalati e trasformati in metilmercurio dai batteri della bocca e del tratto intestinale – ha dichiarato Carpenter, citando uno studio del Journal of Nutrition and Environmental Medicine (6:33-36: 1996) – causando un’esposizione cronica a basse dosi al mercurio. Il pericolo più serio riguarda lo sviluppo del sistema nervoso producendo un ridotto QI, incapacità nell’apprendimento e problemi comportamentali nei bambini, ma anche gli adulti sono vulnerabili”.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità e il Gruppo di Lavoro per la Valutazione del Mercurio Globale delle Nazioni Unite ha concluso che il mercurio delle otturazioni è pericoloso sia per la salute umana che per l’ambiente e che “le otturazioni dentali al mercurio rappresentano il principale rischio di esposizione al mercurio per gli umani, superando quello proveniente dal cibo, dall’aria e dall’acqua tutti insieme”.

Il dott. Zamm, che fu un esperto relatore alle precedenti udienze della FDA del 1991 sulla “Potenziale Tossicità dell’Amalgama Dentale” e che faceva parte del gruppo di commentatori del 1993, sostiene che “oggi, nell’anno 2006, abbiamo un’assistenza odontoiatrica del 1826 perché la FDA ha protetto l’amalgama dentale senza sottoporla ai test standard in doppio cieco che tutte le moderne medicine devono passare prima della loro approvazione – si tratta della stessa scappatoia che ha consentito al tabacco e ai tubi in piombo dell’acqua di entrare nelle nostre vite”.

Il dott. Zamm mette in guardia: “Se soffrite di una patologia non spiegata, mettete le amalgame dentali nella vostra lista di possibili cause”. Già nel 1883 il dott. William P. Wesselhoeft, un eminente medico di Boston, presentò diversi casi clinici di pazienti che erano completamente guariti dopo la rimozione dell’amalgama da patologie come gastrite grave, ulcerazioni alla bocca e alla gola, sindrome di Meniere, tinnito, perdita dell’udito, vertigini, abbassamento del sopracciglio (sintomo diagnostico della miastenia grave) e rush cutanei. Ogni singolo sintomo e patologia descritti dal dott. Wesselhoeft è compreso nelle recenti denunce sottoposte alla FDA, tra cui quella di un’assistente alla poltrona con diagnosi di sindrome di Meniere che protesta per far agire la commissione della FDA.

Il chimico tedesco dott. Alfred Stock scrisse un articolo significativo sui suoi malanni causati dalle otturazioni al mercurio nel 1926, dichiarando che “dalla scoperta della nostra sfortuna ho trovato circa una dozzina di casi certi di avvelenamento insidioso da mercurio solo nel circolo delle mie conoscenze, questi avevano quasi gli stessi sintomi. Spesso non si risaliva alla corretta causa e perciò non si trovava il corretto trattamento”.

La stessa signora Koss aveva una diagnosi di lupus, sclerosi multipla e miastenia grave, ma ha avuto una rapida remissione dei sintomi quando le sono state tolte le otturazioni al mercurio, sebbene ancora soffra di problemi visivi. Da allora è risultata positiva al test di uno dei due tratti genetici che predispongono alla suscettibilità alla tossicità del mercurio.

“Nonostante la valanga di studi scientifici accreditati che provano i pericoli per la salute e per l’ambiente derivanti dalle otturazioni al mercurio e nonostante le migliaia di denunce di reazioni avverse inviate alla FDA, l’agenzia continua a sostenere che queste otturazioni usate comunemente non sono pericolose e che le patologie sistemiche a queste correlate sono rare o non esistenti – ha denunciato la signora Koss – quest’ultima risposta pubblica dovrebbe essere uno scossone per le agenzie sanitarie del governo degli Stati Uniti e per l’industria dentale affinchè tengano conto della scienza e del desiderio del pubblico”.

Già dai primi anni dell’ottocento l’amalgama dentale è stata considerata come il materiale di otturazione odontoiatrica di eccellenza. Si valuta che da 180 anni a questa parte l’80% delle otturazioni in singoli denti sia stato realizzato con questa sostanza.
L’amalgama dentale è un composto costituito da mercurio e da una lega argento-stagno. Gli amalgami convenzionali sono costituiti dal 45-50% di mercurio, 25-30% in argento, 5% ( o più ) di rame e dal 15-30% di stagno. Alcuni produttori, inoltre, aggiungono alla composizione di base percentuali variabili di zinco e di palladio. Quasi sempre sono anche presenti minime quantità di piombo e tracce di cadmio.
Il rischio di esposizione al mercurio attraverso gli amalgami è caratterizzato dalle seguenti vie di assorbimento:

Via respiratoria: comprende la parte di mercurio che si libera dall’amalgama per evaporazione, in conseguenza di fenomeni di ossido-riduzione. È strettamente collegata alla superficie degli amalgami, ai tempi e modalità di applicazione-rimozione e alla qualità chimico-fisica degli amalgami.

Via digestiva: comprende la parte di mercurio che si stacca dall’amalgama sottoforma di particelle per abrasione o degrado, e dipende dalla localizzazione dell’amalgama (superficie masticatoria), da abitudini personali (bruxismo; uso di chewing gum) e ancora da qualità e superficie degli amalgami. Il comportamento tossicocinetico di questa parte di mercurio è meno prevedibile, in quanto il suo assorbimento gastroenterico è notevolmente influenzato dalla alimentazione e dal tipo di azione della flora intestinale, che sono in grado di modificare anche la specie del mercurio ingerito.

Via transmucosa e via transpulpare: sono vie minori, che possono però permettere il passaggio del mercurio direttamente nel sangue. Tipico è il caso di aumentato e significativo assorbimento che si registra temporaneamente (due o tre giorni) subito dopo l’applicazione dell’otturazione, con incremento della mercuriemia e della mercuriuria.Non si dimentichi l’esistenza nella popolazione generale di fonti multiple di esposizione a mercurio: alimentazione, ecodispersione, uso di disinfettanti, vaccini, farmaci.
Gli studi di tossicologia sperimentale e le indagini epidemiologiche permettono di identificare tre tipi di effetti critici per il mercurio inorganico: effetti sul sistema nervoso centrale; effetti a carico del rene; effetti sul sistema immunitario. Per quanto riguarda la cancerogenicità o la mutagenicità dell’elemento, non esistono riscontri in letteratura.
Gli effetti sul sistema nervoso centrale, in origine osservate per prolungate esposizioni occupazionali, sono caratterizzati da disturbi neuromuscolari, inizialmente evidenziati da fini tremori alle mani. Ad alte dosi compaiono disturbi del sistema nervoso centrale (eretismo) sino a forme psicotiche. Dopo la cessazione dell’esposizione la regressione dei sintomi è lenta e può durare anni.
Gli effetti per via inalatoria sono ovviamente importanti per tutte le possibili esposizioni occupazionali, compresa la preparazione degli amalgami e il loro uso da parte degli odontoiatri. Il marcatore di esposizione in questo caso è la escrezione urinaria di mercurio, espressa come microgrammi di mercurio per grammo di creatinina. Il marcatore di effetto più sensibile è una diminuita velocità di conduzione dei nervi periferici.
La tossicità renale del mercurio inorganico nell’uomo si manifesta principalmente con presenza di proteine nelle urine. Mentre ad alte dosi il mercurio provoca lesioni renali tubulari, a dosi inferiori l’alterazione renale tipica è una glomerulonefrite, probabilmente mediata da meccanismi autoimmuni. Nell’insorgenza di questo tipo di nefrotossicità è importante la predisposizione genetica.
Tenendo conto della patogenesi autoimmune della nefropatia da mercurio inorganico, è difficile identificare una eventuale relazione dose-risposta in individui suscettibili che, comunque, rappresentano una piccola frazione della popolazione generale.
La combinazione delle diverse fonti di assorbimento fa si che oggi, per particolari individui, i carichi corporei nell’uomo possano essere vicini ai 7 microgrammi per litro di mercuriuria e ai 5-6 microgrammi per litro di mercuriemia. I dati di una ricerca della Società Italiana Valori di Riferimento (SIVR), completata nell’anno 2000, su circa 500 soggetti di cinque città (Brescia, Bari, Genova, Messina, Siena) hanno dimostrato valori urinari medi compresi fra 1 e 2 microgrammi di mercurio per litro di urina, e percentuali di soggetti con valori superiori a 3 microgrammi di mercurio per litro di urina comprese fra il 10 e il 30% a seconda della casistiche.
Il contributo degli amalgami al mercurio urinario è intorno al 5-10% del totale. È stato inoltre possibile calcolare che ogni otturazione produce una escrezione urinaria di 0. 08 microgrammi di mercurio per litro di urina. Livelli di esposizione come questi sono privi di rischio neurologico e renale.
In merito alla valutazione dei possibili depositi di mercurio nei tessuti umani, assume rilevanza il ruolo che può avere la presenza di amalgami dentali nelle madri sulla concentrazione di mercurio nel fegato, reni e corteccia cerebrale dei bambini. Diversi studi tedeschi e svedesi hanno dimostrato che esiste un trasferimento di mercurio inorganico dal sangue della madre gravida con otturazioni in amalgama agli organi del feto; analogamente in altri studi, sia in modello umano che animale è stato dimostrato che il livello di mercurio nel latte materno è influenzato dalla presenza di amalgami dentali nella madre.
Può l’esposizione al mercurio costituire un fattore di rischio per gli odontoiatri e per gli assistenti di studio dentistico? Vi sono dati ormai consolidati che dimostrano la dispersione di mercurio negli ambulatori a seguito della preparazione degli amalgami, anche se i dati di monitoraggio biologico sono a volte confusi dalla contemporanea presenza di amalgami nei denti degli operatori stessi.
Si segnalano due studi in proposito: il primo esamina i dati sulla fertilità delle assistenti di studio dentistico, con rilievo di una probabilità di concepimento inferiore nei soggetti con maggior esposizione a mercurio (elevato numero di amalgami preparati settimanalmente); il secondo ha studiato in modo accurato gli effetti comportamentali derivanti da tali basse esposizioni a mercurio, e non ha evidenziato alterazioni a carico del sistema nervoso centrale e periferico.Sulla base di quanto esposto si possono avanzare alcune considerazioni conclusive che riguardano il rischio da mercurio da amalgami:
– gli effetti tossicologici classici (graduati, con soglia) del mercurio sono stati descritti in gruppi professionalmente esposti per dosi molto maggiori rispetto a quelle ipotizzabili per gli amalgami;
– il rischio di effetti stocastici (come quelli derivanti da risposte mediate dal sistema immunitario) è stato proposto più recentemente; tuttavia la dimostrazione di tali effetti nell’essere umano rimane tutt’altro che certa;
– esiste il problema di sottogruppi di popolazione particolarmente suscettibili (disreattivi sul piano immunologico, bambini, donne in gravidanza) da tutelare maggiormente, anche sul piano di una corretta informazione sui possibili rischi.
La ricerca, nel prossimo futuro, dovrà inoltre chiarire uno degli aspetti più importanti dell’esposizione a mercurio nell’uomo, ovvero la tossicità da accumulo, sulla quale a tutt’oggi non si è ancora in grado di dare una valutazione definitiva. A tal proposito, si segnala l’importanza dei contributi scientifici portati al Convegno di Gragnano (BS) svoltosi alla fine di settembre scorso, in cui sono stati valutati l’ importanza dell’assorbimento transcutaneo e del rilascio del metallo da parte degli amalgami dentali, e sono stati riportati i dati di una recente ricerca nazionale sulle eventuali alterazioni neurologiche, neuroendocrine, immunitarie e renali precoci, con le relazioni fra dose ed effetto.
Prof. Franco Ottenga, Direttore Scuola di Specializzazione in Medicina del Lavoro – Università di Pisa

La quantità di piombo contenuto nel nostro corpo è 500 volte superiore rispetto a quella presente 100 anni fa. Il piombo interagisce con il glutatione, la glutatione perossidasi e con il selenio bloccando quindi uno dei meccanismi chiave della nostra difesa antiossidante. Viene ingerito con l’acqua potabile (contaminata dalle condutture in piombo),  i cibi in scatola, le tinture, i gas e l’ inquinamento atmosferico. Il Piombo (Pb), in generale, non rappresenta un problema ambientale fintanto che non si dissolve nella sua forma ionica.
Lo ione stabile del Pb è del tipo 2+; negli ambienti fortemente ossidanti il piombo può formare lo ione 4+.
Inoltre il piombo “non” reagisce di per sé con gli acidi diluiti; in forma elementare è un elemento stabile, rimane tale perfino se viene a contatto con H2SO4 abbastanza concentrato. Dato che il piombo viene ossidato dall’O2 in ambiente acido, avremo:

2Pb + O2 + 4H+        ⇒      2Pb2+ + 2H2O

Il piombo è immesso nell’ambiente sia da fonti naturali che dalla contaminazione umana:

L’esposizione può avvenire attraverso  l’acqua potabile, il cibo, l’aria,  il terreno e la polvere derivante da vernice vecchia a base di piombo.
Il Piombo è fra i metalli non ferrosi piu’ riciclati e la sua produzione secondaria si è quindi sviluppata costantemente nonostante la discesa del suo costo. Le sue proprietà fisiche e chimiche sono applicate nelle industrie di lavorazione, di costruzione e chimiche. È facilmente lavorabile, malleabile e duttile. Ci sono otto ampie categorie di uso: batterie, additivi per benzina (non piu’ permessi nell’EU), prodotti rotolati e estrusi, leghe, pigmenti e composti, guainatura di cavi, colpi e munizioni.

I sintomi da intossicazione da piombo comprendono : cefalea, depressione, insonnia, affaticabilità, irritabilità, ansia, debolezza, algie muscolari, mancanza di appettito, calo ponderale, ipertensione, ridotta funzionalità renale e surrenalica, infertilità nell’uomo e aborti spontanei nella donna, gotta saturnina,anemia da deficienza di ferro, pigmentazione blu nerastra alla base delle gengive.
Sorgenti di piombo sono : atmosfera, gas di scarico delle auto, fonderie, acqua potabile, verdura coltivata in prossimità di vie trafficate e/o in terreni contaminati, frutta e succhi in barattolo, latte proveniente da animali allevati in pascoli contaminati, carni (soprattutto fegato di animali contaminati), dentifrici, batterie di auto, quotidiani, tabacco e cenere di sigaretta, tinture per capelli.

Il mercurio è un veleno mortale per tutti gli esseri viventi. Il pesce lo accumula in grande quantità. Trova vaste applicazioni poiché è l’unico metallo che si trova allo stato liquido a temperatura ambiente e ha, quindi, l’insolita proprietà di essere un liquido ottimo conduttore di elettricità.
Il simbolo Hg deriva dalla parola latina hydrargyrus, che significa argento liquido, infatti il metallo viene talvolta definito argento vivo. Così come il Cd, anche il comune ione del mercurio presenta numero di ossidazione 2+.
Un esempio di composto di ione di mercurio è il minerale HgS (Hg2+S2-); questo sale è molto insolubile nell’acqua, infatti gli scarichi industriali che contengono ioni di mercurio vengono trattati con Na2S, sale solubile che fa precipitare il Hg in HgS:

Hg2+ + S2- →   HgS(s)

Metilmercurio

Il mercurio è una sostanza tossica e non lo si reperta  fisiologicamente negli organismi viventi.
Lo ione Hg forma un composto covalente con l’anione metile: il liquido volatile dimetilmercurio Hg(CH3)2. Il processo di formazione si svolge nei sedimenti fangosi dei fiumi e dei laghi (condizioni anaerobiche). In queste condizioni, e più rapidamente si formano anche i composti meno volatili CH3HgX (X= Cl, OH); il frammento CH3Hg+ è denominato metilmercurio.
Il metilmercurio ha una tossicità maggiore dei sali di Hg2+ poiché acquisisce capacità di bioaccumulazione endocellulare; infatti la via principale di assunzione di mercurio da parte degli esseri umani è attraverso il ciclo alimentare e non l’inalazione, con l’esclusione dell’inalazione professionale accidentale di vapori ( ad es. una rimozione amalgama eseguita in modo scorretto )

La sintomatologia legata all’intossicazione cronica da mercurio comprende : insonnia, nervosismo, perdita di memoria, ansia, depressione, perdita di peso e di appetito, tremori, allucinazioni, parestesie, debolezza muscolare ( non dimentichiamo che l’intossicazione cronica da metalli pesanti è una delle prime cause della sindrome da stanchezza cronica ), amaurosi, sordità, disturbi della parola e coordinazione, ridotta funzionalità renale.
Il mercurio è presente in svariate sostanze quali : amalgami dentali, termometri ( ora fuorilegge ) e barometri, cereali trattati con antimicotici, pesci e mammiferi marini, cloruro di mercurio usato nei laboratori di istologia, talco, cosmetici, coloranti, diuretici, supposte antiemorroidi, detergenti per pavimenti, filtri dei condizionatori d’aria, conservanti per il legno,  lassativi, adesivi, pomate antipsoriasi e tatuaggi.

L’alluminio è il minerale più diffuso sulla superficie terrestre, ma non svolge alcuna funzione utile per il corpo umano. E’ stata dimostrata la costante associazione di accumuli di alluminio in patologie caratterizzate da disturbi mentali quali: Alzheimer,  Parkinson e Down. L’accumulo nell’uomo avviene con grande lentezza probabilmente in misura di pochi nanogrammi al di, per cui all’età di 60 anni la quantità di alluminio può raggiungere quantità significative. I disturbi comprendono: pneumoconiosi, sequestro di fosfati dal tratto gastrointestinale con osteoporosi e rachitismo, reazioni cutanee, nefrite, epatopatie, coliti, ipereattività nei bambini, Alzheimer.  Prodotti che contengono alluminio sono: pentole e padelle per la cottura di alimenti, antiacidi, deodoranti, materiali di costruzione, utensili, cavi e materiali da isolamento, materiale da imballaggio, lattine per bibite, acqua potabile, birra, cibi in scatola, spray nasali, dentifrici, ceramica, amalgame per denti, filtri per sigarette, tabacco, gas auto, pesticidi, addittivi, sale da tavola e condimenti, formaggi, medicamenti contenenti caolino, suture, nicotinato di alluminio.

Il cadmio, Cd, è un elemento chimico compreso nello stesso sottogruppo della Tavola Periodica al pari dello Zn e Hg.
Il solo ione formato dal Cd è la specie 2+.
La maggior parte del Cd si ottiene come sottoprodotto dalla fusione dello Zn, dato che in natura i due metalli si presentano in genere associati. Ogni sigaretta comporta l’assunzione di 0,2 mcg di cadmio ed un pacchetto di sigarette aumenta i depositi del cadmio di 4 mcg, impegnando e sottraendo capacità antiossidante a tutto l’organismo. Il cadmio può aumentare lo spessore della membrana basale dei piccoli vasi e dei capillari riducendo la circolazione. Nelle donne viene interessata anche la circolazione uterina con conseguente possibile prematurità o deformità del feto. Le sue proprietà tossicologiche del cadmio sono attribuibili alla sua
somiglianza chimica con lo zinco, un micronutriente essenziale
per le piante, gli animali e gli uomini. Il Cd è biopersistente e, una volta assorbito da un organismo,
permane in esso per anni (nell’ordine di decine per gli uomini)
prima della fisiologica espulsione. L’assunzione quotidiana media per gli esseri umani è valutata intorno a 0.15 µg dall’aria e 1 µg dall’acqua. L’uso più significativo del cadmio è nelle batterie di nichel/cadmio, come fonti di energia ricaricabile o di energia secondaria che presentano elevata uscita, lunga durata, bassa manutenzione e elevata resistenza a stress fisico ed elettrico.
Durante la ricarica della batteria l’idrossido solido che si era depositato sull’elettrodo metallico viene nuovamente trasformato in Cd metallico:

Cd(s) + 2OH-   → ←  Cd(OH)2 (s) + 2e-

La sintomatologia comprende: affaticabilità, ipertensione, anemia ferro-priva, enfisema polmonare, osteoporosi in donne del 3° mondo con gravi deficit alimentari, epatopatie, anosmie, colorazione giallastra dei denti, coliche renali, ipercalciuria, sindrome del lattaio (linee di pseudofrattura alla scapola, femore ed ileo), ipofosfatemia, artrite reumatoide, ridotta produzione di Vit D, insufficenza polmonare, proteinuria, aminoaciduria, cancro prostatico. Il cadmio è presente in: acqua potabile, farina di grano raffinata, cibi processati, ostriche, rene, fegato, riso, fumo di sigaretta, tabacco, fertilizzanti, protesi dentarie, ceramiche, coloranti, materiale elettrico, sostanze antiruggine, polivinile, funghicidi, pesticidi, raffinerie, prodotti di scarto delle gomme, combusti di olio.

Alcune note sui metalli pesanti più tossici per l’uomo:

hanno una densità superiore ai 5,0 g/cm3

si comportano in genere come cationi

presentano una bassa solubilità dei loro idrati

hanno una spiccata attitudine a formare complessi

hanno una grande affinità per i solfuri, nei quali tendono a concentrarsi
hanno diversi stati di ossidazione a seconda delle condizioni di pH.

I metalli pesanti non possono essere degradati o distrutti. In piccola misura entrano nel nostro corpo via cibo, acqua ed aria. Come elementi in tracce, alcuni metalli pesanti (per esempio rame, selenio, zinco) sono essenziali per mantenere il metabolismo del corpo umano. Tuttavia, a concentrazioni più alte possono portare ad avvelenamento. Esso potrebbe derivare, per esempio, da contaminazione dell’acqua potabile (per esempio da tubature in piombo), da alte concentrazioni nell’aria vicino alle fonti di emissione, o assunzione tramite il ciclo alimentare. La pericolosità intrinseca dei metalli pesanti è quella di accumularsi nei tessuti. La bio-accumulazione è un aumento della concentrazione del metallo pesante preso in esame all’interno del corpo umano nel tempo.

L’entità di accumulo di una sostanza in un qualsiasi organismo dipende dal tasso con cui viene ingerita (R) e dal meccanismo con cui viene eliminata;
di solito il tasso di eliminazione è direttamente proporzionale alla concentrazione della sostanza nell’organismo (C) (relazione di primo grado).
Tasso di assunzione: R
Tasso di eliminazione: kC   dove k è la costante di velocità del processo
All’aumentare di C anche il tasso di eliminazione aumenta e, se R è una costante, arriverà a conformarsi al tasso di assunzione. Se C non cambia ulteriormente si è raggiunto uno “stato stazionario”:

CSS=R/k

Un notevole aumento della tossicità è la forte affinità dei cationi per lo zolfo:
I gruppi sulfidrilici (-SH) si legano facilmente ai cationi dei metalli pesanti o alle molecole che li contengono;
questi gruppi sono normalmente presenti negli enzimi che controllano la velocità delle reazioni metaboliche nel corpo umano.
Il complesso metallo-zolfo risultante riguarda l’enzima nella sua totalità bloccandone così la funzione fisiologica. Ecco perché i metalli pesanti vengono definiti “ veleni endocellulari “.

Nel caso di avvelenamento acuto da metalli pesanti si può pensare di somministrare un composto che lega il metallo in  modo più forte di quanto non faccia l’enzima, successivamente la combinazione metallo-composto verrebbe eliminata dall’organismo.

CH2 – CH – CH2
⎜         ⎜       ⎜
OH –  SH – SH

È rappresentato (in figura) uno dei composti impiegati nell’avvelenamento da Mercurio e da Piombo: il BAL (British Anti-Lewisite); le molecole del BAL contengono due gruppi –SH che legano il metallo.

Questa invece è la formula dell’EDTA

Gli ioni metallici si complessano ai 2 atomi di azoto e agli atomi di ossigeno carichi elettricamente.

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